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Il suono del silenzio
Il celebre brano di Simon&Garfunkel in un divertente abbinamento con un vino un po’ meno “datato”.
Pubblicato il 28/04/2017
Il suono del silenzioDegustare è un processo completamente diverso dal gustare, cioè dal piacere ludico di sorseggiare, bere, tracannare, alzare il gomito, avvinazzarsi, sbevazzare, sborniarsi, ubriacarsi, abbeverarsi, dissetarsi, incluso il fatto che abbeverarsi e dissetarsi hanno poco di ludico. Il termine degustare è, ovviamente, di origine latina ed è composto dal prefisso “de” e dal verbo “gustare” che deriva da gusto, sapore. Tutto dipende da quelle due letterine: d e. È vero che in questo caso esse hanno una funzione “intensiva”, ma è anche vero che il prefisso de, sempre di origine latina, ha anche un’accezione di movimento (deviare); abbassamento (degradare); separazione (defogliare anziché sfogliare); può avere valore negativo (detrarre). Soprattutto le due maledette letterine possono anche avere una funzione privativa come in deficere, che significa essere mancante del “facere”. Quindi degustare vuol dire, in sostanza, privarsi del piacere di gustare. Questo succede realmente quando si “degustano” oltre 1000 vini in meno di quattro mesi, cioè una media, concedendosi un giorno di riposo a settimana, di oltre dieci vini al giorno. È inevitabile che alla fine di questo “tour de force” si senta il bisogno fisico di riprendere contatto con il piacere ludico di bersi un vino senz’altro scopo che il goderne. Questa la motivazione che mi ha spinto, al termine della redazione di “alcune” schede per l’ultima edizione della guida, a scegliere una bottiglia adeguata tra le mie riserve. Occorreva un vino che silenziosamente si insinuasse in me al di là della mia coscienza. Con delicatezza avrebbe dovuto imprimere nella mia mente una visione positiva, andata perduta negli ultimi mesi. Con  personalità avrebbe dovuto illuminare l’oscurità in cui il ludico piacere si era nascosto. Ho considerato idoneo allo scopo il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Balciana del 2008, cioè con 8 anni sulle spalle. Il Balciana nasce da uve selezionate vendemmiate a novembre, vinificate e lavorate esclusivamente in acciaio. Il risultato è un vino che, soprattutto con qualche anno di bottiglia in più, regala sensazioni di un’eleganza e profondità aromatica uniche. Alta gradazione alcolica e un residuo zuccherino che, nell’annata 2008, sfiora i cinque grammi litro. Assolto il rito dell’apertura, mi giro verso la libreria in cerca del giusto abbinamento musicale, che mi consenta il pieno appagamento di tutti e “sei” i sensi. Mi serve un brano soave ma incisivo, avvolgente e di lunga persistenza come il vino sa essere. Una ballata che insieme al vino si insinui nelle tenebre in cui si sono assopiti i miei sensi. Ci sono: Sound of Silence di Paul Simon. Cerco ovviamente una versione live, quella del mitico concerto tenuto, con Art Garfunkel, a Central Park nel 1981 (https://www.youtube.com/watch?v=--DbgPXwLlM). In questo caso però non si può prescindere dalle origini, Sounds of Silence (e si plurale, nella prima versione https://www.youtube.com/watch?v=4zLfCnGVeL4) infatti fu registrata nel 1964 ed uscì come singolo, per essere poi inserita in diversi album. Ha fatto parte della mitica colonna sonora de “il Laureato”, e qualche altro film. Famosa la versione eseguita da Paul Simon a Ground Zero, per il 10 anniversario dell’attentato e quella del concerto sempre con Art Garfunkel del 29 e 30 ottobre 2009 al Madison Square Garden (https://www.youtube.com/watch?v=L-JQ1q-13Ek). Il 23 marzo del 2016, infine, durante la trasmissione televisiva Conan, i Disturbed, una band alternative metal di Chicago, ha eseguito una versione estremamente incisiva, tanto da ottenere la nomination ai Grammy Awards 2017 per la categoria “Best Rock Performance” (https://www.youtube.com/watch?v=Bk7RVw3I8eg). Ed è proprio con questa versione che dal bicchiere sensazioni di idrocarburo salgano lentamente al naso unitamente a intatte note floreali di camomilla, pesca sciroppata e mandorla fresca. Zafferano ed erbe aromatiche chiudono la melodia dell’ampio spartito olfattivo. Ma è al sorso che si compie il miracolo della fusione armonica. Il crescendo vocale accompagna quello del vino, il piacere si fa più intenso e l’emozione sale. La morbidezza avvolge in un soave abbraccio l’intatta freschezza e la prorompente sapidità, così come la melodia racchiude in unica linea armonica le due voci e l’accompagnamento strumentale. La chiusura lascia i sensi appagati pienamente e a lungo. La visione del piacere e del gusto è finalmente ripristinata nella mia stanca mente che, contrariamente a “people talking without speaking,
hearing without listening, writing songs that voices never share”, si fonde in perfetta armonia con il godimento appena riconquistato.
 
 
Il suono del silenzio
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