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La Verticale del Gelso
Pubblicato il 15/04/2016
Fotografia

Non siamo molto distanti dalle rovine del Parco Nazionale di Veio, area protetta situata a nord di Roma, dove l’antica omonima città etrusca controllava un vasto territorio confinante a nord-est con l’ampia regione abitata da Falisci e Capenati; a nord-ovest con la zona dominata dalla città etrusca di Caere (Cerveteri); e a sud i terreni lungo la sponda destra del fiume Tevere.

Il controllo degli approdi commerciali lungo il Tevere e le saline, situate alla sua foce, che nell’antichità costituivano una risorsa vitale per l’alimentazione e per la conservazione del cibo, fu la principale causa di guerra con Roma, che ne decretò la fine.

In questa zona ricca di boschi, pascoli e allevamenti si trova, su via Formellese, l’azienda Gelso della Valchetta fondata dai Caldani, famiglia di vivaisti e oggi gestita dalla figlia Flaminia e da Daniele Lizza.

Nel 1997 i coniugi decisero di impiantare uve internazionali nei loro terreni per una produzione esclusivamente familiare; la tenuta non è altro che l’abitazione di famiglia, formata da due villette circondate dalle vigne che si estendono dai lievi pendii collinari fino al fiume Valchetta, il quale conferisce una buona stabilità termica, nebbia e umidità. 

Al centro del giardino, raggiungibile dall’accesso principale, c’è il grande Gelso, il simbolo ritratto stilisticamente sulle etichette delle bottiglie.

I vigneti, esposti verso sud-ovest su terreni calcareo tufacei, in prossimità di tombe etrusche, godono per buona parte della giornata di sole.

La produzione annuale si aggira sulle 35.000 bottiglie annue, ripartite tra Lilium (bianco a base di Chardonnay) e il Gelso, taglio Bordolese.

Quest’ultimo è prodotto con un blend di Merlot e Cabernet Sauvignon, che varia la percentuale in funzione delle annate; le vigne sono allevate a cordone speronato con giacitura a sessanta metri sul livello del mare; le uve, dopo la raccolta manuale, in cantina, subiscono pressatura soffice, malolattica in vasca, affinamento in acciaio e poi bottiglia per 6 mesi.

2010: Il colore è rubino intenso; il naso apre con frutta rossa ancora fresca, nonostante i sei anni di età, seguita da lievi tracce di humus e fiori scuri. Il tannino è più che vivace, e la freschezza ancora giovane; gusto persistente che termina con lieve nota amaricante.

2009: La sua compostezza si manifesta lentamente dove, nonostante il solo acciaio, sembrano comparire note cioccolatose miste a spezie. Il ribes nero, seguiti dal mirtillo anticipano  Il palato delicato e fruttato, con tannino integrato e altrettanto soffice.

2006: Rubino granato; oltre ai sentori già elencati in precedenza che si verticalizzano, con il passare del tempo si manifestano tratti balsamici e una lieve sensazione vegetale; tiene bene l’acidità.

2005: Il colore diventa granato, la frutta lascia spazio a sensazioni di humus, cuoio e sottobosco. La freschezza è ancora intensa, il tannino gradevole e potente; finale lungo. Può invecchiare ancora qualche anno.

Dedico l’ultimo paragrafo a Lilium 2013: Chardonnay in purezza che prende il nome da nonna Liliana; bouquet intenso di frutta verde, confetto, salvia; in bocca grande freschezza di agrumi, seguiti da una modesta sapidità.


Azienda Agricola Gelso della Valchetta
Via Formellese, 173
00123 Roma
Tel. 06 93577656
info@gelsodellavalchetta.com
www.gelsodellavalchetta.com

 

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