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Un Pommard al Piglio
Pubblicato il 08/04/2016
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La tradizione di un territorio, nel campo del vino, è spesso costruita da uomini e donne che lavorano per passione, o per continuità con una tradizione familiare, o magari per amore del luogo ove sono nati ed ove vivono. L’incontro con Rosa Alessandri e Piero Macciocca, compagni nella vita e nell’avventura vinicola nella loro azienda, La Visciola, permette di comprendere come, quando questi tre elementi ricorrano contemporaneamente, il risultato possa raggiungere vette di assoluta eccellenza.

Percorrendo una stretta strada del borgo di Piglio, si arriva ad una graziosa casetta, davanti alla quale giace una catasta di legna. Da lì, si viene guidati in una cantina che, anche e soprattutto nelle dimensioni, testimonia l’assoluta artigianalità della produzione: quattro-cinque tini d’acciaio, una manciata di barrique e di tonneau. In totale, 5-6.000 bottiglie prodotte: in Francia lo chiamerebbero vin de garage, e magari costerebbe cifre improponibili anche solo per la pochissima disponibilità.

Un bianco, da Passerina frusinate in purezza, tre rossi, da Cesanese, più varie sperimentazioni (un Bellone, un Cesanese con uve di amici conferitori e, assolutamente da tener d’occhio, una riserva che uscirà…quando sarà pronta, a quanto con orgoglio mi dice Piero). Nella cantina-casa di bambola (termine che mi sembra più appropriato di garage, vista l’assoluto lindore dei locali) si vinificano tutti, riservando a ciascuno di essi una piccola botte o tino.

Inevitabile chiedere a Rosa e Piero se non gli converrebbe far confluire tutti i loro sforzi su una sola etichetta, o al limite due: ma loro rispondono che credono profondamente nella vinificazione per cru. Abbiamo vigne vecchie, spiegano, impiantate nei primi anni ’60, su suoli profondamente diversi. Vogliamo far capire come le caratteristiche del terreno si riflettano sul vino, pur partendo dallo stesso vitigno. Un approccio profondamente borgognone; e della Borgogna Piero e Rosa hanno abbracciato anche la filosofia biodinamica di molti piccoli produttori, tanto da aderire a Renaissance Italia.

L’entusiasmo di questa esuberante coppia nel descrivere il proprio lavoro e le proprie aspirazioni, da quando rilevarono alcune vigne di famiglia, mi rende curioso di sperimentare il frutto dei loro sforzi, e, cogliendo forse il mio sguardo rapito verso le barrique, mi propongono immediatamente l’assaggio da botte dell’ultima annata, la 2015, eccellente qui come nel resto d’Italia. La Passerina, dall’(auto)ironico nome “Donna Rosa”, mi sorprende immediatamente: si stenta a credere che si tratti dello stesso vitigno coltivato sull’Adriatico, tanto sono profonde e complesse le caratteristiche di mineralità e tanto sono più sfumate quelle più immediate e fruttate. Certo, la macerazione sulle bucce di una parte della massa aiuta il vino ad esprimere le note più mature, ma ciò che veramente stupisce è l’indomabile freschezza e l’intuibile potenziale evolutivo.

Appena il tempo di pulirsi la bocca, ed ecco arrivare i tre Cesanese: Ju Quartu, Vignali, Mozzatta. I primi due da vigneti di argille grigie, mentre a Mozzatta vi sono argille rosse ed una struttura più calcarea. Variano anche i cloni: Mozzatta ha quello con il chicco più grande, Ju Quartu quello più piccolo.

La differenza è profonda, e lascia davvero stupiti: mi ammalia in particolare l’eleganza sussurrata e verticale di Vignali, che quasi ammicca – ancora la Borgogna! – ad un Pinot Nero, con la sua frutta croccante, la sua speziatura ampia, i suoi sentori di sottobosco. Mozzatta, viceversa, è potente, assertivo, chiaramente più indietro sotto il profilo evolutivo (ma non dimentichiamo che stiamo assaggiando da botte dei 2015…), anche se probabilmente sarà, alla lunga, il più longevo. Ju Quartu, da questo punto di vista, è una sorta di compromesso tra i due; ha tannino esuberante (ma composto) ed una struttura fruttata ed intrigante.

Ci viene proposto di riassaggiare tutto nella 2013, già imbottigliata… e le impressioni iniziali si confermano, arricchite dalla certezza che questi vini andranno lontano, anche nel tempo. Tempo che nel frattempo è trascorso senza che me ne accorgessi, rapito dall’ospitalità di Piero, di Rosa e dei loro vini. E ricco della consapevolezza che il Lazio ha un suo grande, grandissimo vitigno.

 

La Visciola
Via Carcassano snc
03010 Piglio (FR)
Tel. 0775/501950 

 

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