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Naturale, naturalmente
Pubblicato il 26/02/2016
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Un approccio filosofico ai vini naturali

Partiamo dal significato della parola naturale: aggettivo di origine latina (naturalis) che determina l’attinenza del soggetto alla natura in quanto realtà fenomenica. Due millenni di cultura europea hanno portato questo semplice aggettivo ad assumere valori completamente indipendenti dalla sua incontestabile semplicità. Nel 313 dopo Cristo Costantino decretò, con il sacrosanto principio della libertà di culto, l’avvento della religione cristiana quale massima espressione culturale dell’occidente. L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, viene posto da un’entità superiore a governare il pianeta. I sacerdoti diventano custodi e destinatari esclusivi della parola di questa entità e di fatto assurgono a reggenti della volontà divina in Terra. A costoro Dio ha affidato la gestione del patrimonio “naturale” e, in suo nome, questi beni vengono utilizzati per il benessere dell’Uomo, che diventa un’entità avulsa dal contesto in cui vive: più vicino all’astrazione “Dio” che alla concretezza terrena. 1450 anni dopo l’Illuminismo cominciò a incrinare le certezze granitiche della religione, decretò definitivamente la rotondità della terra  e scoprì, inoltre, che essa non era affatto al centro dell’universo. Non scalfì però in alcun modo la posizione dell’Uomo che rimase collocato nettamente al di sopra del pianeta da lui abitato. L’illuminismo e tutto il pensiero seguente produssero solo una sostituzione: posero la Scienza sul trono Dio. La scienza divenne l’astrazione superiore che permetteva ai sacerdoti della nuova religione, gli scienziati di governare il mondo in suo nome. Questa nuova trasposizione ha reso l’Uomo ancor più “innaturale” ponendolo al di sopra del “caos” che la natura genera in assenza del controllo umano. Tutto ciò che l’Uomo crea è, quindi in contrapposizione con lo stato naturale delle cose, è generato per “addomesticare” il disordine presente in natura secondo i dettami della scienza. L’opera dell’Uomo è frutto invece della ragione, della sua superiorità, della sua capacità demiurgica di gestire gli eventi “naturali”, di plasmarli per così assoggettarli. 

La creazione dell’Uomo è un “artefatto”, cioè fatto ad arte ma anche fatto diversamente dalla sua versione “naturale”. I risultati di queste filosofie (cristiana e illuministica), solo apparentemente in contrasto tra loro, sono ormai evidenti: effetto serra, inquinamento progressivo, esaurimento delle risorse “naturali”, incidenza di malattie derivate (tumorali e cardiache) in aumento come pure la fame nel mondo. In sostanza un tentativo di autodistruzione in nome del benessere scientifico. E pensare che uno dei maggiori sacerdoti della scienza aveva detto: “Un essere umano è parte di quella totalità che chiamiamo Universo, una parte limitata nello spazio e nel tempo. Egli sperimenta se stesso, i propri pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto, come una sorta di illusione ottica della propria coscienza. Questa illusione è una specie di prigione per noi, che ci confina nei nostri desideri e nell’affetto per le poche persone a noi più vicine. Il nostro compito dev’essere quello di liberarci da questa prigione ampliando il cerchio della nostra empatia fino a includervi tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza”. Ebbene sì l’Uomo è “naturale”, in quanto “attinente alla realtà fenomenica”, e dovrebbe accettare di far parte di un contesto che, lungi dall’essere a lui sottomesso, è l’unico che rende possibile la sua vita. Dovrebbe, quindi, tendere a produrre “artefatti” che siano compatibili con questo contesto. Tutti i vini dovrebbero essere “naturali” in quanto prodotti da un soggetto l’Uomo che è “naturale”. Un vino “naturale” non è necessariamente buono, semplicemente è fatto secondo il principio di preservare le risorse naturali per le generazioni future. Cioè il “naturalissimo” principio di conservazione della specie, cui l’Uomo, anche se sembra averlo dimenticato, deve assoggettarsi se vuole sopravvivere a se stesso. L’unico vino non “naturale” è quello al metanolo che nel 1986 causò 23 morti e molti casi di cecità, l’unico che a questo principio non si è attenuto. Tutto il resto è marketing.

 

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