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Un corsaro in Sabina?
Pubblicato il 19/02/2016
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La Taverna dei Corsari è un interessante ristorante dove da tempo desideravo andare a mangiare, incuriosita dagli entusiastici commenti di amici, riguardo alla splendida pizza e all’ottima cucina di Emiliano Aureli e di sua mamma Antonietta. Per un romano non è esattamente a portata di mano, ma con meno di un’ora di viaggio da Roma sud ci si arriva ed il palato ne sarà felice. Il ristorante si trova nel centro storico di Montopoli di Sabina (RI),  affacciato su di una terrazza da dove si gode un ampio scorcio della Sabina con ben 61 paesi, dalla Valle del Tevere alla Valle del Farfa  ed il monte Soratte. La Sabina comprende tutta la provincia di Rieti (sconfina in Abruzzo ed Umbria) famosa per le sue olive e il suo olio, come testimonia la strada dell’Olio e dei Prodotti Tipici della Sabina, in cui è incluso il comune di Montopoli. La popolazione dell’antica Mons Operis (Montopoli), secondo la tradizione, aveva uomini in natura armigeri e forti, tutti dotati di cani corsi, una razza molosside molto antica,  per la difesa delle proprie campagne, tanto che questi uomini venivano chiamati corsari. Così Montopoli  è ancora oggi chiamata il paese dei corsari, da qui il nome del locale. La cucina è fondamentalmente quella della tradizione locale e laziale, rivisitata con estro e con una particolare ricerca delle materie prime, quasi tutte provenienti da piccoli fornitori regionali. Emiliano, che è diplomato sommelier e frequenta il secondo anno (insieme con la sottoscritta) del Terzo Bibenda Executive Wine Master, è anche stato premiato  come “il Re della Pizza” nel campionato mondiale di pizza in teglia di Salsomaggiore 2009, e la sua pizza è veramente goduriosa. Oltre alle classiche, sarete incuriositi da ingredienti come la ciambella di Morolo, una provola proveniente dal paese ciociaro di Morolo (FR), oppure la birra spalmata ed il caprino, il salmone con la burrata ed il pistacchio di Bronte, la cicoria ripassata con guanciale e pomodorini confit, e altri prodotti tipici che Emiliano abbina bene su una pizza di buon impasto, farina e lievitazione. Ma se la pizza non è il vostro forte, c’è da godere ancora di più con un menu variegato  nella giusta misura. La mamma di Emiliano è una cuoca bravissima ed il suo benvenuto è con una confortante focaccia fragrante e con bocconcini di broccolo e carciofo fritti, leggerissimi e croccanti. Per gli antipasti, ho optato per l’antipasto corsaro, varie  piccole creazioni calde e fredde, ma ci sono selezioni di salumi e formaggi, il prosciutto crudo di Bassiano etichetta nera, il poker di pizzette fritte con burro e alici, broccoletti, crema di formaggi e crema di champignon al tartufo, poi i fritti classici, molto ben fatti. I primi sono un trionfo della cucina laziale diversamente interpretata, facendo uso di prodotti locali e ricercati ed alcuni presidi Slow Food come il pomodorino del Piennolo del Vesuvio dop e i capperi di Pantelleria. Alcuni esempi: stringozzi - una sorta di strozzapreti - con cacio, pepe sarawaka e guanciale di Amatrice,  spaghettone Mancini con pesto di pistacchio di Bronte, guanciale e parmigiano reggiano Vacche Rosse 36 mesi,  tortelli ripieni di guanciale con burro al tartufo bianco, crema di carote e chips di carciofi, paccheri Morelli con pomodorino del Piennolo, baccalà selvaggio Gadus Morhua, capperi di Pantelleria ed olive di Gaeta;  ho scelto gli stringozzi con pesto di broccoletti, salsiccia, pomodorini confit e briciole di pane croccante, un piatto assolutamente godurioso e bello da vedere, presentato con un tocco di eleganza, come tutti i piatti. Tra i secondi, una buona scelta di piatti di carne come la guancia di manzo allo Shiraz con puré di patate agli agrumi, il galletto e lo spiedone alla griglia, la cotoletta di abbacchio con panatura di erbe aromatiche servita con misticanza di campo, la tagliata su ghisa rovente con cicoria e patate oppure in piatto con rucola, scaglie di parmigiano ed aceto balsamico invecchiato; interessante ed immancabile nella cucina laziale il baccalà, qui  fatto alla montopolese, con pomodorini del Piennolo e patate di Avezzano. Completano l’offerta i contorni classici della cucina romanesca e i dolci, preparati da Emiliano e sua moglie, che cambiano secondo la fantasia e la stagione. La carta dei vini è interessante ed assolutamente modesta nel ricarico, noi abbiamo scelto una bollicina, il Trentodoc Brut Ferrari Maximum, a cui si aggiunge il Perlé Nero, sempre di Ferrari, ad altre etichette che premiano il territorio sabino, più una buona selezione di birre  regionali, tra cui spicca la reatina Birra del Borgo. Il personale è gentile e attento, il servizio perfetto e veloce. Il locale è caldo e accogliente, con un bel soffitto a volte; d’estate si può mangiare praticamente all’aperto, godendosi il panorama sabino. Se  troverete delle romantiche candele su ogni tavolo, sappiate che è stata una nostra richiesta (ma loro le avevano pronte). A noi piace perché vi si respira un’atmosfera di famiglia unita ed operosa e perché Emiliano è un giovane ristoratore e sommelier preparato che prosegue nella sua formazione ad alti livelli e che, come ci racconta, è grazie ai suoi genitori se oggi può esprimere questa idea di “pizza e cucina”, interpretandola ed arricchendola a modo suo.         

La Taverna dei Corsari
Via Vittorio Veneto 10
Montopoli di Sabina (RI)
Tel. 0765/279279

 

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