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Incontro con Giovanni Minoli
Pubblicato il 13/11/2015
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Conduttore, autore, volto noto della tv che per anni ha mostrato al Belpaese quale fosse la reale funzione del giornalismo. Molti lo hanno imitato, non riuscendoci, altri osannato considerandolo una colonna portante dell’informazione. Attento, preciso, puntuale, non ama l’approssimazione, se gli viene posta una domanda che non gradisce lo palesa chiaramente. Possiede senso dell’ironia, talvolta tagliente nelle risposte. Analizza i fatti prima di giudicare, se dissente dal suo interlocutore non offende ma precisa immediatamente il proprio punto di vista. La sua presenza si avverte, parla con voce ferma e suadente. Cortese con qualche pennellata di apparente freddezza, tipica della regione di provenienza. Sebbene non più giovanissimo ha il fascino della conoscenza, di colui il quale ha creato, in parte, la storia della televisione e del giornalismo in Italia. Indimenticabili alcune sue interviste nella nota trasmissione Mixer con personaggi della Prima Repubblica. Penetrante intensità di sguardo, le sue espressioni sono più eloquenti delle parole. Non ci sono, talvolta, termini per delineare personalità, per alcuni aspetti complesse, per altri intriganti. Il suo bouquet non è facile da identificare, poiché girando il calice sprigiona un profumo sempre diverso, sottile all’inizio, intenso, raffinato come solo pochi vini rossi di ottime annate possono avere. Il problema è che capitone il valore, assaporato il primo sorso non si può fare a meno di chiederne un altro ma non si resta mai soddisfatti poiché la sete rimane… Attenzione a chiamarlo Gianni, il suo nome è Giovanni. Dice di sé. “ Non amo parlare di me. Sono stato un personaggio talmente pubblico che lascio lo facciano gli altri. Ognuno è libero di credere ciò che vuole. Ho rinunciato alla speranza di essere compreso, ciascuno si facesse una propria idea”.

Cosa si intende per talk show?
Si tratta dell’unione di due vocaboli: parole e spettacolo. Non credo che in Italia ne abbiano ben compreso il senso. I talk show è nato in America. Si svolgevano interviste singole inframmezzate da alcuni momenti musicali o di spettacolo. Ciò che, oggi, è chiamato talk show da noi, è costituito da 8, 9, 10 personaggi che si urlano addosso rappresentando qualcosa che è difficile definire come genere televisivo.

Perché è proprio la classe politica ad occupare i salotti di questo genere di trasmissioni?
Perché viviamo in una società di immagine in cui l’immagine è tutto. Si tratta di un do ut des. Ci propinano programmi che costano pochissimo e che vivono di pubblicità. Un gioco delle parti: C’è chi offe la visibilità e chi fornisce spot gratuiti.

Cosa ha rappresentato la trasmissione Mixer?
Il mio cuore, la mia vita, la mia creatività , la mia fantasia, se sono riuscito nell’intento di trasmettere tutto ciò, bisogna chiederlo agli altri…

Trasmissione da non perdere?
Mix 24 su radio 24, ovviamente.

Che rapporto ha con il cibo?
Complicato, intenso, dialettico, di amore ed odio che si manifesta con 10 kg in più o in meno a seconda dell’umore, delle circostanze, dello stato d’animo, dello stress. Ho sempre detto che io sono la mia pancia: se lei sta bene io sto bene se lei sta male io con lei.

Allora si può affermare che Lei è un uomo di pancia?
Sì, ragiono di pancia sebbene riesca a mettere un pizzico di testa e non sappia quanto funzioni e se realmente serva.

Lei è piemontese, quanto le Langhe hanno influenzato la produzione del vino in Italia?
Le Langhe sono il vino e il vino è nelle Langhe. I langaroli sono strafighi, hanno la cultura del vino radicata nel dna, capiscono il nettare di Bacco, lo amano profondamente, lo conoscono per cui sono in grado di saperlo valorizzare al meglio . In ambito enogastronomico la regione è eccezionale, in realtà tutte lo sono in Italia. Ciascuna possiede un patrimonio straordinario ed irripetibile, unico al mondo. Se si riflette sui passi da gigante compiuti dalla Sicilia. La Trinacria, un tempo, lavorava esclusivamente per migliorare il vino francese, successivamente si sono accorti dell’importanza di lavorare il vino per loro stessi. Oggi sono presenti numerose cantine straordinarie. Molteplici le regioni con il medesimo percorso, però le Langhe hanno una storia, una tradizione, una fortuna, un’esposizione, un clima adatto alla vite. Quando si parla di langaroli non si può negare la loro testardaggine, preferiscono i fatti alle parole. Si tratta di persone che hanno trasformato la povertà del territorio in immensa ricchezza. Su alcuni aspetti, precursori.

Da poco si è concluso l’Expo, cosa ne pensa?
Non ne sono rimasto colpito, anzi emozionato. Non credo abbia portato qualcosa in più al paese, certamente un numero di turisti, ma non saprei quantificarli. Negli ultimi due mesi, qualsiasi italiano non ci sia andato si è sentito un escluso, un emarginato dalla modernità, dal mondo, per cui si è creata una corsa dell’ultimo minuto. Credo sia stata una grande fiera senza le giostre, Disneyland è nettamente superiore. Questo tipo di manifestazione non ha la risonanza che poteva avere un tempo, viviamo in un mondo globalizzato in cui la comunicazione è globale su tutti i piani, non so più se eventi del genere abbiano ancora una valenza. Stessa opinione per le Olimpiadi. Un tempo si trattava di un unicum, si avvertiva un maggiore sentimento di affiatamento, di solidarietà. Si nutriva la necessità di sentirsi uomini sulla terra nello stesso punto, qualcosa del genere. Forse si dovrebbe approfondire il concetto di glocal, ovvero un global che si fonda sul local, questo potrebbe essere un tipo di confronto significativo ed una chiave di lettura interessante.

Lei è un esperto di comunicazione: Viviamo davvero nell’era della comunicazione?
Credo di sì, ma anche dei silenzi. Comunicazione non vuol dire necessariamente scambiare, può essere la colonna sonora di rumore che ci avvolge senza che in realtà avvenga alcuno scambio.

Il cibo del ricordo?
La trippa, ma si tratta di un fatto singolare: Ero molto magro ed all’età di tre anni, qualsiasi cosa mi propinassero per nutrirmi la chiamavano trippa. Oggi la trippa non la voglio neanche vedere.

Abbinamento cibo vino che più Le piace?
Il brasato con il Barberesco Docg Cantina Parroco azienda San Michele.

Citazione sul vino?
In vino veritas.

Sempre?
Abbastanza…

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