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Quando il vino fa (del) bene
Pubblicato il 16/10/2015
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Una magnifica iniziativa nasce nel cuore di Venezia, tra le calli e i campielli del sestiere di Castello che ancora resiste alle orde di turisti che si riversano nella città. Siamo a San Francesco della Vigna, ed è qui che Don Roberto Giraldo ci presenta il progetto di un vino prodotto dai frati francescani per raccogliere fondi per studenti provenienti da Africa e Asia dell’Istituto di Studi Ecumenici.

Varcata la soglia del porticato, si è catapultati in un chiostro verde, ricco di piante ed orti tinti di colori autunnali. Il “piccolo” (piccolo per chi non è di Venezia!) vigneto in questione è un impianto di Teroldego con 3 anni di vita, curato con costanza e passione da Fra Antonio, il cui amore per questa terra si riversa nelle spiegazioni accurate che ci dà sulle viti, sul terreno e sul lavoro incessante che esso richiede, come un inno alla spiritualità. L’idea di fare vino per ricavare fondi nasce nel lontano 2007, quando Don Roberto incontra Gianluca Bisol, il noto produttore di Valdobbiadene, il quale è alla ricerca di terreno a Venezia per i suoi progetti di rimpianto della Dorona, varietà autoctona veneziana. La proposta imprenditoriale di Bisol però contrasta con l’interesse dei frati orientati ad una produzione volta alla solidarietà e al sostegno a beneficio degli studenti.

Don Roberto non accantona l’iniziativa e la risposta arriva tre anni fa quando incontra dei fedeli della provincia di Verona che si interessano al progetto e si attivano per realizzarlo. Il risultato è un vino fatto col cuore. Tutti partecipano alla sua realizzazione mettendosi in gioco con quello che sanno fare e con i mezzi a propria disposizione, dalle capacità alla strumentazione, fino ai mezzi di trasporto. Frutto della spontanea generosità d’animo delle persone che hanno creduto a questa iniziativa, il vino è stato allevato con procedura biologica e vendemmiato il primo di settembre. Dalle piantine, all’irrigazione a goccia, dal trasporto in Valpolicella dove verrà vinificato e imbottigliato, al disegno delle etichette, tutto nasce da una rete di persone che via via si sono avvicinate al progetto risolvendo con il proprio operato le numerose problematiche. L’iniziativa ha toccato anche l’enologo Celestino Gaspari di Zým? (Valpolicella) che con costanza controlla l’andamento delle vigne e si occupa della vinificazione e dell’imbottigliamento. Per quanto riguarda l’etichetta “HARMONIA MUNDI”, l’idea nasce dall’architetto Federica Rizzardi, la quale si è ispirata all’opera omonima di Padre Francesco Zorzi che nel ‘500 dettò le proporzioni della pianta di San Francesco della Vigna a Sansovino. Tali misure si basano sulla teoria cabalistica e più precisamente sul numero TRE, numero primo e simbolo della Trinità. La chiesa rappresenta l’armonia tra architettura e sacro dando importanza al numero e quindi alle proporzioni. “HARMONIA MUNDI”, nelle sue diverse possibilità di lettura celebra il soggetto e l’oggetto e risulta inoltre atto a rappresentare, nel suo più ampio significato, altre iniziative che si vorranno intraprendere.

L’evento inaugurale dell’iniziativa è previsto per il giorno 31 ottobre e Don Roberto non smette di stupirci rispolverando un menù frutto della tradizione contadina veneta per i presenti, dove non possono mancare sardine fritte e minestra di fagioli con la “cotega”. Presenzierà oltre a tutte le persone che hanno realizzato il progetto, anche il noto critico d’arte e conduttore di Passepartout, Philippe Daverio. Un evento che nasce dal cuore, frutto di una gioia semplice e genuina come quella del vino che sarà venduto per raccogliere i fondi per studenti provenienti da Africa e Asia. 250 sono le bottiglie prodotte disponibili per quest’anno, ma Don Roberto mi accenna già al prossimo anno ricordandomi che ne prevedono circa 1000 su prenotazione. Un evento in cui possiamo dire appunto che bere vino fa (del ) bene.

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