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D come Da Hong Pao
Pubblicato il 12/06/2015
Fotografia

Qualcuno lo ha chiamato lo Château Petrus dei tè, in ragione del prezzo inarrivabile, oltre centomila euro al chilo per il prodotto proveniente dalle secolari piante madri originali, intrise di mito e di leggenda. E’ il più raro e prezioso dei quattro tè Oolong prodotti sui monti Wu Yi del Fujian, di fronte a Taiwan: il Tie Luo Han (Venerabile di Ferro), lo Shui Jin Gui (Tartaruga d’oro), il Bai Ji Guan (Cresta di Gallo bianca) e il Da Hong Pao, il cui nome significa letteralmente Grande Veste Rossa. Stando a una leggenda di epoca Ming (l’ultima delle grandi dinastie, che arriva fino al nostro Seicento), la regina madre guarisce miracolosamente grazie al tè di alcuni cespugli cresciuti in posizione impervia su una roccia dei monti Wu Yi, che l’imperatore riconoscente fa adornare con un drappo rosso. Sei di questi arbusti sopravvivono ancora oggi, e sono oggetto di infinite cure. La scritta Da Hong Pao incisa in rosso sulla roccia granitica risale al 1927, ed è opera di un monaco buddista del Tempio di Tianxin. Un’altra leggenda racconta che i monaci raccoglitori di tè avevano addestrato alcune scimmie ad arrampicarsi per loro nei luoghi più inaccessibili, vestendole di una fascia rossa affinché fossero visibili da lontano. Secondo una terza versione, gli stessi monaci avrebbero ricoverato e guarito col loro tè miracoloso un letterato in viaggio verso la capitale, che avrebbe lasciato sui cespugli l’ex voto della sua veste scarlatta professionale. Al di là di ogni racconto suggestivo, le foglie presentano una peculiare sfumatura rossastra dovuta all’alto tenore di polifenoli, Quel che è certo è che il pregio unico e irripetibile del Da Hong Pao scaturisce proprio da questo impervio territorio, un canyon tra i monti chiamato Nido dei Nove Dragoni, riparato dal sole diretto, ma ricco di terreni rocciosi sciolti dall’erosione, con vene sabbiose, ricchi di microelementi disponibili e dunque ideali per la coltura del tè, solcati da fresche acque sorgive, mentre le forti escursioni termiche garantiscono l’accumulo di sostanze aromatiche e di preziosi oli essenziali. Nel 1972 il presidente Usa Richard Nixon in visita in Cina ricevette in dono dal Grande Timoniere Mao-Tse-Tung un pacchettino da 200 grammi di Da Hong Pao. « Perché così poco ? » chiese Nixon al primo ministro Chou-En-Lai. « No, è molto invece » rispose costui « è metà del raccolto di quest’anno ». In effetti la produzione totale dei sei arbusti di circa 360 anni appollaiati sulla falesia rocciosa è di circa 500 grammi. Da questa sorta di cru molto esclusivo, riservato a doni specialissimi a capi di stato e alte personalità, sono stati prelevati a più riprese germogli che hanno dato vita a una tipologia di Da Hong Pao più commerciale. Che tuttavia, secondo i puristi e i pochi privilegiati che hanno avuto la fortuna di assaggiare l’originale, non raggiungono gli stessi vertici qualitativi. Tale è la fama di questi arbusti storici, da alimentare un vero e proprio flusso turistico di appassionati, che compiono l’escursione tra i monti Wu Yi al solo scopo di contemplare e magari fotografare il luogo, sottoposto fin dagli anni trenta a sorveglianza militare, oltre che di un apposito presidio incaricato delle emergenze. Dal 2006, comunque, le autorità hanno deciso di non effettuare più la raccolta dalle piante madri. Ha dichiarato Wang Shunming, produttore di Da Hong Pao da cloni originali, coltivati nei pressi: “Questo tè ha il sapore e i profumi particolari delle nostre montagne. Bevendolo se ne percepisce l’aroma, assieme a un’altra sensazione gustativa, che coinvolge denti, labbra e gola. È il gusto delle nostre rocce. Una sensazione che prova solo chi lo beve, e che sembra discendere dall’aria…” Contrariamente alla maggior parte degli Oolong della Cina continentale, le foglie di questo tè sono grandi e allungate, con intense note empireumatiche che rammentano molto l’orzo torrefatto e la moka. L’infusione, scura, con sfumatura rossastra, rinnovabile più e più volte, prelude a un liquore mogano particolarmente rotondo e vellutato, garbatamente astringente, con rimandi a vegetale nobile, tabacco scuro, mallo di noce, cotognata, corteccia d’albero, humus e radici. I monti Wu Yi sono indubbiamente un luogo chiave della cultura del tè, prossimi al riconoscimento come patrimonio immateriale dell’Unesco. Particolare è anche il cerimoniale di inizio raccolta, tra fine aprile e inizio maggio, detto “apertura della montagna”, che prevede la distribuzione di un sacchetto rosso con alcune monete ai raccoglitori, fieri di svolgere un compito così importante. Si raccolgono solo le prime foglie e il germoglio a un preciso, ottimale stadio di maturazione, lasciando appassire alcune ore al sole prima del trasferimento in luogo fresco e umido. Fondamentale è la fase successiva dell’ossidazione, durante la quale si forma gran parte dei composti aromatici, con le foglie distese su supporti di bambù, fatte “sudare” in ambiente caldo-umido fino a liberare un enzima che reagisce con l’ossigeno dell’aria, ossidando in maniera controllata la foglia, che va assumendo ai bordi una sfumatura rossastra. La torrefazione successiva a  200-240 gradi si protrae per alcuni minuti, il tempo sufficiente a uccidere l’enzima responsabile dell’ossidazione. Ecco perché il Da Hong Pao (e in genere tutta la categoria degli Oolong) rientra nella categoria dei tè semiossidati, detti anche, meno propriamente, semifermentati. Le foglie tiepide vengono ancora trattate a lungo e poi fatte riposare prima del confezionamento, allo scopo di favorire la distribuzione uniforme degli oli essenziali affiorati con l’ossidazione e degli aromi empireumatici indotti dalla reazione di Maillard, che conferisce al prodotto quel “gusto di fuoco” così apprezzato dai cinesi. La reputazione del Da Hong Pao è in piena ascesa, in occidente e nel mondo intero. Se la produzione globale del 1985 superava a stento le venti tonnellate, oggi siamo a 1700 circa. Prezzi al consumo elevati, ma comunque abbordabili, proporzionati ai laboriosi procedimenti artigianali sopra descritti. Ma a lusingare, ancor più dell’exploit commerciale, è la crescente affermazione a livello mondiale del “terroir” dei monti Wu Yi come luogo d’eccellenza del tè e della sua cultura, avvalorata dall’impegno di un regista pluripremiato come Zhang Yimou, autore del progetto culturale “Impression Dahongpao”, rutilante show dal vivo di richiamo internazionale, ambientato proprio in una piantagione di tè dei monti Wu Yi. 

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