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Silex
Pubblicato il 15/05/2015
Fotografia

Al civico 5 di Rue Ernesto Che Guevara nel villaggio di Saint-Andelain, seicento anime a nord di Pouilly-sur-Loire, da oltre trent’anni il lavoro nella piccola cantina di Didier Dagueneau non si è mai fermato neanche dopo la sua morte nel 2008 a soli 52 anni. Un evento tragico, a bordo del suo aliante, che però ha contribuito ad alimentarne il mito, collocandolo nella schiera dei personaggi di talento scomparsi prematuramente. 

Figlio e poi padre di questo straordinario territorio nella zona orientale della Valle della Loira, Didier (nella foto sotto) è stato il protagonista indiscusso nel regno incontrastato del Sauvignon Blanc, denominato “blanc fumé” da cui deriva l’Appellation Pouilly-Fumé Contrôlée. Allievo e seguace di Henri Jayer, con il suo intuito visionario e le sue provocazioni, ha incoraggiato giovani viticoltori di tutto il mondo con frasi tipo “siate realisti e chiedete l’impossibile”, divenendo in pochi anni uno dei principali interpreti della nuova viticoltura biodinamica, ma anche un critico inflessibile dei rigidi canoni imposti da alcune certificazioni. Sin dal principio della sua attività di vignaiolo, si è opposto ad alcune pratiche esercitate spesso dai vigneron della zona, sottovalutate anche dalla denominazione, che si ostinavano a coltivare la vigna con basse densità di ceppi per ettaro e vendemmiare con raccolte meccanizzate. Da sempre sostenitore dei metodi dell’agricoltura biodinamica, contemporaneamente non osteggiò sistemi scientifici e tecnologici innovati. Infatti, quando nel 1991 alcune gelate gli distrussero gran parte della produzione, installò tra le sue vigne sistemi anticongelamento collegati a sensori di temperatura e umidità. Fu il primo nel suo comprensorio a vinificare separatamente i diversi suoli, in cantina solo macerazioni pre-fermentative e fermentazioni in botti grandi nuove, in acciaio ed in speciali barrique denominate “cigares”, piccole botti ovali e lunghe disegnate direttamente da Didier. Si oppose nettamente alla fermentazione malolattica nella zona a denominazione Pouilly-Fumé, esortando fino alla fine all’unicità del terroir.

Oggi sono i figli Louis-Benjamin e Charlotte che danno continuità alla produzione del domaine, con le stesse caratteristiche di unicità. Undici ettari e mezzo di vigneti, dislocati su diverse parcelle intorno al paese di St. Andelain con ceppi di età che vanno dai 25 ai 60 anni di età posti su suoli argillosi, calcarei, ricchi di roccia sedimentaria composta quasi esclusivamente da silice. Da qui si producono oltre cinquantamila bottiglie, cinque etichette, tra cui l’introvabile Asteroide e l’avvincente e singolare Silex. Di quest’ultimo abbiamo degustato l’ultima annata prodotta da Didier, la 2007, una vendemmia che lui stesso considerava tra le delle migliori di sempre. Silex è una cuvèe realizzata dalle uve delle diverse parcelle dedicate solo alla sua produzione, sull’etichetta, infatti, il vino è denominato Blanc Fumé de Pouilly. Il vino si presenta di un colore giallo paglierino intenso, tendente all’oro, lucente e di grande concentrazione. Lunghe ed elegantissime le note olfattive iniziali, leggermente affumicate, seguite da sentori vegetali ed erbacei. Si apre lentamente a netti accenti di idrocarburo, essenze agrumate, lievi toni speziati di chili e pepe bianco, per poi chiudere con cenni minerali di pietra focaia. Al gusto è esuberante, trascinante, di grande struttura, ma incredibilmente fresco. Consistente nella struttura e decisamente sapido, lunghissimo nel finale. Si abbina ad una zuppa di ortiche con tortino di cipolle e pancetta croccante o un trancio di baccalà, rapette brasate e gobbi al tartufo nero.

Domaine Didier Dagueneau 
58150 Saint-Andelain 
Tel. 0033 (0)3 86391562
silex@wanadoo.fr

 

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