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C come clementina
Pubblicato il 09/01/2015
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Molto di più che un semplice mandarino senza semi, la Clementina è una tipologia di Mandarancio, ovvero un incrocio tra il mandarino e l'arancia, caratterizzato da forma sferoidale, leggermente schiacciata ai poli, buccia liscia e sottile tendente a “sverdire” coi primi freddi, virando all’arancione, scarsamente aderente, ricca di oli essenziali come linalolo, alfa-pinene e limonene. I 10-12 spicchi interni, facilmente separabili, racchiudono una polpa succosa e aromatica, dolce e rinfrescante, apirena, e cioè priva del tutto di semi o quasi. Come tutti gli agrumi, possiede un elevato contenuto di vitamina C, oligoelementi come calcio, ferro e magnesio, ed è normalmente reperibile sui nostri mercati nei mesi che vanno da novembre a marzo. Nel nostro paese viene introdotta ai primi del Novecento, importata dall’oriente, alla rinfusa con le diverse tipologie di agrumi del genere “citrus”: arancia, arancia amara, limone, pompelmo, mandarino, cedro, clementina, bergamotto, chinotto, trovando habitat ideale lungo la costa jonica della Calabria e in Puglia in provincia di Taranto, nella cosiddetta Terra delle Gravine Joniche. In entrambi gli areali le condizioni bio-pedo-climatiche consentono una produzione di alta qualità, importante volano di sviluppo socio-economico per i rispettivi territori. Il clima caldo, soleggiato e costantemente ventilato, influenza favorevolmente la crescita e la maturazione del frutto, conferendo caratteristiche qualitative irripetibili altrove. L’irrigazione, a goccia o a zampillo, è praticata per gran parte dell'anno, e la raccolta è rigorosamente manuale, con nastro di cernita finale. E’ la regione Calabria a vantare la leadership del prodotto nostrano (70%, seguita da Puglia, Sicilia e Basilicata), anche se i dati presentano sempre un certo margine di imprecisione, a causa della presenza sul mercato di rilevanti quantità prive di marchio e spesso di incerta tracciabilità.
Del marchio di tutela Igp “Clementine di Calabria”, attivo dal 2007, è ammesso a fregiarsi il prodotto di quattro distinti comprensori: la Piana di Gioia Tauro in provincia di Reggio, la piana di Lamezia, la fascia jonica reggina tra i Comuni di Stilo e Monasterace e la vasta e fertile Piana alluvionale di Sibari nel Cosentino, che fornisce la maggior parte del prodotto, incluse le varietà più precoci. La “Clementina del Golfo di Taranto”, Igp dal 2003, si coltiva esclusivamente in pochi comuni distribuiti lungo la costa jonica: Massafra, Ginosa, Castellaneta, Statte, Palagianello e soprattutto Palagiano, detta appunto la "città delle clementine", con tanto di sagra che ogni anno anima la località per una settimana. Una curiosità: le coltivazioni di clementine vanno tenute separate da quelle di altri agrumi, in quanto il polline di un’altra pianta fa perdere loro la caratteristica più apprezzata, quella della mancanza di semi.

La Clementina prende nome da un religioso francese, il padre Marie-Clément, al secolo Vital Rodier, della Confraternita dell’Annunciazione. Fondatore a Misserghin, presso Orano, in Algeria, di un grande orfanotrofio, al contempo decide di creare dal nulla una tenuta agricola modello, con 20 ettari di alberi da frutto e 35 di vigneto, senza contare un roseto con oltre seicento varietà tra le più rare. Proprio ai margini, sul bordo di uno uadi, scopre una pianta spontanea, né arancio, né mandarino, che dà frutti dolcissimi e senza semi. In omaggio a padre Clément, che la moltiplica per talea, gli ospiti della comunità chiamano Clémentine il nuovo frutto, nato negli ultimi anni dell’Ottocento. Nel 1901 Roma sopprime l’istituto, in difficoltà economiche, e padre Clément muore nel 1904, dopo quarant’anni di permanenza in terra algerina. Nel frattempo il frutto, nato fra il 1892 e il 1900, viene ufficialmente catalogato dall’insigne botanico Charles Louis Trabut col nome provvisorio di “Mandarinette”, descrivendolo come ibrido fra mandarino e chinotto, utilizzato come portainnesto. Solo molto più tardi si scoprirà che il chinotto era, in realtà, un arancio dolce. Molti coloni francesi trapiantati in Algeria ( i famosi“pied-noirs”) iniziano una fiorente commercializzazione, che cessa però bruscamente nel 1962, con la nazionalizzazione delle imprese seguita alla conquista dell’indipendenza. Circa 17.000 coloni si trasferiscono in Corsica, ed è appunto in tale isola che si concentra oggi la quasi totalità della produzione francese (Clémentine de Corse - IGP Fiumorbo). Prende nome dall’isola la Fine de Corse, una delle cultivar più apprezzate, assieme a diverse altre come Nour, Berkane e Marisol. Quantitativamente, la Francia è oggi minoritaria, superata in Europa da Spagna, Portogallo e Italia; mentre a livello mondiale, Cina e Giappone restano i maggiori produttori della varietà geneticamente corrispondente, nota come Mandarino di Canton, da secoli ampiamente coltivata nelle province di Guangxi e Guangdong.

Quanto alle clementine nostrane, la stagione 2014-15 sembra essere una delle più critiche a memoria d’uomo: calo produttivo conseguente a un inverno insolitamente caldo, aspra concorrenza della Spagna (maggior produttore europeo e maggior competitor, pur con la sola Igp Clementinas de la Terra del Ebro), importazioni selvagge che costringono gli agrumicultori ad accontentarsi di briciole di 15-18 euro al chilo sulla pianta. Anche la grande distribuzione organizzata non appare esente da colpe, esigendo clementine “smarchiate”, che viaggiano quindi anonime nella classica reticella, non giovando di certo all’affermazione di una linea varietale dalla marcata identità italiana. Intanto la Spagna affila le armi, alla conquista di un mercato che passa anche attraverso la ricerca e l’omologazione di nuovi cloni precoci e tardivi atti a prolungare la reperibilità del prodotto. Da noi, ad esempio, ci sono la Fedele o la Precoce di Massafra, ma la stagionalità non va oltre i cinque mesi. Gli spagnoli, già forti delle varietà Nero e Clemenules, già pronte per il mercato a settembre-ottobre, hanno brevettato nel 2012 la Clemensoon ultraprecoce, pronta ai primi di settembre, mentre la varietà più tardiva, la Murta, permette di estendere la disponibilità fino ad aprile, coprendo un arco di ben sette mesi, due in più del prodotto nostrano.

La Clementina di Calabria Igp è, tra le altre cose, divenuta simbolo della lotta contro la violenza sulle donne in ricordo di Fabiana Luzzi, la studentessa sedicenne accoltellata e bruciata viva dall'ex fidanzato in un agrumeto di Corigliano Calabro. Su iniziativa di Confagricoltura Donna, anche quest’anno sono previsti convegni e vendita benefica di clementine della Sibaritide offerte dalle imprenditrici, devolvendone il ricavato ai centri antiviolenza D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), affinché la violenza maschile contro le donne sia riconosciuta come violazione dei diritti umani.

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