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Lo spettacolo del vino secondo Ricky Tognazzi
Pubblicato il 19/12/2014
Fotografia

Ricorda le estati trascorse sul set con il padre. Si definisce un artigiano del mestiere. Rammenta le cucine tecnologiche con le quali papà Ugo dimostrava la sua destrezza ai fornelli, a causa, a suo dire, di una moglie inglese che cucinava solo patate, divenuta, oggi, un’abile cuoca. Ama preparare i risotti. Se volessi assimilarlo ad un vitigno direi che potrebbe essere un Nebbiolo, con acini ricoperti di pruina; così alcune volte si sentirebbe in sintonia con la nebbia. Aggiungerei anche per la tardività della maturazione delle uve, che hanno bisogno di tempo per sprigionare il meglio, per l’ottima capacità di migliorare con l’invecchiamento. Infine, per lo spessore di carattere, l’austerità, l’ampiezza di profumi.

Che rapporto ha Ricky Tognazzi con il vino?

Non è un esperto, ma un goloso appassionato. Il vino è come la musica, si capisce subito se il pezzo è buono. Immediato come soave melodia.

Cosa pensa dei vini italiani?
Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto passi da gigante, rivolgendosi più alla qualità che alla quantità.I viticoltori italiani svolgono il loro lavoro con impegno e passione ed ora si avvertono i risultati. Frequento il Piemonte. Recentemente ho visto un documentario sui Barolo Boys, rivoluzionari giovani di un tempo, che hanno raggiunto dei risultati eccezionali raggiungendo l’estero facilmente; ho subito il fascino della loro ispirazione.Tra i vini del sud,in particolare Puglia e Sicilia,  dal quel corpo straordinario e quella acuta vivacità che rappresentano la loro terra solare e vulcanica

Come sceglie ed abbina il nettare di Bacco?                                                                                  
Mi avventuro, talvolta mi faccio consigliare, ma sia a pranzo che a cena gradisco un buon calice. In genere preferisco i bianchi d’estate col pesce, i rossi d’inverno con le carni. Con quelle saporite mi aggrada il Barolo.Viaggio molto e mi piace curiosare nei ristoranti scegliendo sempre vini della regione in cui mi trovo, attraverso i sensi ci si avvicina ai luoghi.

Se fosse un vino quale sarebbe?

Un rosso toscano, con una punta di agrodolce. Mi piace essere apprezzato, cerco la morbidezza, talvolta assecondo il gusto altrui, ho una certa rotondità non solo nel carattere ma anche nel fisico. Possiedo un retrogusto amaro, talvolta acido. Tipico dei toscani.

Con quale vino sedurrebbe una donna?
Con delle bollicine italiane, sebbene i francesi, a riguardo, insegnino. Prosecchi e Franciacorta hanno raggiunto alti picchi. Ho un difetto, però, non ne ricordo i nomi e me ne rammarico.

Il vino del ricordo
Il proibito Clintòn che mi faceva assaggiare mia nonna, sapeva di fragola, lasciava l’alone nel bicchiere. Per la sua densità appariva come un nettare da mangiare non da bere, forte e pungente nello stesso tempo. Quando incontro questo vino lo devo assolutamenteassaggiare. Non aveva l’autorità e l’autorevolezza di essere chiamato vino, non ne aveva neanche i gradi sufficienti, ma era verace. Si trovava dal contadino, come se i filari fossero cose di casa, come d’altronde oggi.

Una citazione sul vino
La botte piccola fa vino buono… Il vino migliora invecchiando... Lo so,sono semplici e possono apparire banali, ma a volte il luogo comune nasconde saggezza e verità.

 

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