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C come crescione
Pubblicato il 05/12/2014
Fotografia

È un varco nel verde dove canta un torrente
Folle, imbrigliando alle erbe gli stracci
D’argento; dove il sole splende dall’altera montagna,
È una gola schiumante di raggi.

Dorme un soldato, giovane, la bocca aperta, la testa nuda
E la nuca inzuppata nella frescura azzurra del crescione d’acqua…

(Arthur Rimbaud, Le dormeur du val. Ottobre 1870)

A un Rimbaud sedicenne si deve la più bella immagine di una cressonnière lussureggiante, in riva a un corso d’acqua dove un soldato-adolescente ferito è venuto a morire, reclinando il capo su un cuscino di piante acquatiche, che l’accoglie come il grembo di una madre. Ed è precisamente presso le sorgenti, dove più pure sono le linfe dei ruscelli, il luogo più indicato per le colture di Crescione (in francese, Cresson, per cui la coltura è chiamata cressonnière), specie vegetale da consumo fresco apprezzatissima anche da noi per il tenero stelo, le foglioline dal sapore delicato e leggermente piccante. Facile e rapido da coltivare anche in maniera autonoma, ovunque vi sia abbondanza di acqua dolce a corrente lenta, sovente in colture idroponiche con pH leggermente alcalino, il Crescione dei giardini è già pronto una-due settimane dopo la semina, e in ambito rurale ha sempre costituito un’importante risorsa alimentare, come già in età medievale confermava il Capitulare de villis carolingio, annoverandolo fra le specie principali. Non a caso, il gonfalone cittadino di Vernon, località dell’Alta Normandia nel dipartimento dell’Eure, raffigura tre cespi di Crescione sormontati da una banda coi gigli reali, privilegio risalente a Luigi IX (Saint - Louis) in persona, grato alla cittadinanza che in una torrida estate, trovò ristoro e refrigerio in una insalata di Crescione, pianta particolarmente abbondante in zona. Oggi è il dipartimento dell’Essonne, a detenere il record, col 40% dell’intero raccolto nazionale, il che fa del suo capoluogo Méréville il maggior centro produttivo dell’ Île-de-France. Oltre che in Francia, la coltura del Crescione è molto diffusa anche in Germania, Gran Bretagna e Paesi Bassi, ma curiosamente, e nonostante una certa notorietà modaiola condivisa con la Rucola all’epoca della Nouvelle Cuisine, non ha mai fatto davvero breccia nella nostra Italia, che preferisce importare il prodotto, meglio se già confezionato e pronto per l’uso. In Romagna si rischia addirittura di far confusione, vista l’esistenza di una specialità chiamata Crescione o Cassone, una sorta di piadina doppia da farcire, in origine, a quanto pare, proprio col Crescione selvatico, che era l’unico ripieno sempre abbondante, oggi nei modi più vari. Nella nostra Italia, comunque, il termine Crescione sta ad indicare due distinte piante erbacee commestibili, entrambe appartenenti alla famiglia delle Brassicacee:il Crescione dei giardini (Lepidium sativum), l’unico che ha rilevanza alimentare, ed è, a tale scopo, ampiamente coltivato; il Crescione d'acqua (Nasturtium officinale), oggi non più consumato per i gravi rischi connessi a possibile contaminazione da Fasciola hepatica, parassita dei condotti biliari e del fegato. È questo il Nasturzio degli antichi, così chiamato (da “nasum torqueo”, ma cfr. anche il francese Nasitort) perché fa storcere il naso col suo piccante simile alla mostarda. Conosciuto anche come rorippa, è presente allo stato selvatico in tutta Europa e in più biotipi, dalla Rorippa islandica alla pyrenaica.

Il Crescione dei giardini è invece originario del Vicino Oriente mediterraneo, dall’Egitto alla Mesopotamia, oppure, secondo altra ipotesi, dell’India. Si caratterizza per la crescita ultrarapida ed il gradevole piccante, tanto che nei paesi anglosassoni viene assimilato alla senape (mustard and cress), da cui appellativi come “pepperwort pepper grass”, o “poor man's pepper”. Fusto e foglie sono di colore verde brillante, che va schiarendo in prossimità delle radici, e nei mesi estivi compaiono gruppi di fiorellini di 5-6 mm tra il bianco e il rosato. Se lasciate crescere, le piantine oltrepassano tranquillamente il mezzo metro, anche se conviene procedere alla raccolta entro i venti cm, quando la pianta è ancora tenera e il piccante è moderato. Per la sua rapidità di sviluppo, il  Crescione dei giardini è di frequente impiegato come Specie-Test per monitorare la salubrità del terreno, oppure, assieme alla lattuga (Lactuca sativa), per valutare lo stato di maturazione di un compost. Alcuni semi di entrambe le specie si introducono in boccali di vetro ermeticamente chiusi per tre giorni, al termine dei quali si valutano la percentuale di germinazione e la quantità di materia verde ottenuta. Nell’ambito degli usi culinari, il Crescione è particolarmente versatile, ottimo sia come base di zuppe, che come contorno a uova sode, pesci delicati e formaggi freschi o ancora sotto forma di germogli come componente aromatica piccante per le insalate. Dal punto di vista nutrizionale, il Crescione abbonda di sostanze solforate, perfino più dei cavoli (isotiocianati antitumorali), ed è fonte importante di preziosi microelementi (ferro, calcio, potassio, magnesio e zinco), di vitamine (soprattutto la C antiscorbutica, e poi A, E, K e gruppo B, tranne la B12 assente dal regno vegetale), oltre a glucidi e protidi in tracce. In virtù delle innumerevoli proprietà salutistiche,  è inoltre ampiamente utilizzato sia nella farmacopea tradizionale che nella medicina ayurvedica, tanto da risultare al primo posto assoluto nella classifica delle verdure migliori per la salute del nostro organismo, stilata dalla Paterson University del New Jersey e dalla rivista Centers for Disease Control and Prevention).

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