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Produzione olearia italiana, -35% per Ismea
Pubblicato il 14/11/2014
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Secondo le primissime stime di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), con la collaborazione delle organizzazioni degli operatori Aifo, Cno, Unaprol e Unasco, il calo della produzione olearia nella campagna 2014-2015 sarebbe pari al 35%. La causa della consistente flessione sarebbe da imputarsi al negativo andamento climatico durante la crescita e la maturazione delle nobil drupe che, per tutto il territorio nazionale dovrebbero fornire non più di 302mila tonnellate, ben 162mila in meno rispetto alle 464mila della campagna 2013-2014. Un calo importante, viene commentato dall’Istituto, ma comunque meno marcato rispetto a quello della Spagna, leader mondiale della produzione olearia che, sempre a causa del cattivo tempo, dovrebbe quasi dimezzare la produzione 2013-2014. Il calo di produzione ha colpito tutte le regioni storiche e i più importanti poli dell’extravergine italiano. Sempre secondo Ismea la diminuzione in Puglia e Calabria, supererebbe di gran lunga un terzo dello stock della precedente raccolta, mentre in Sicilia e Campania si avrebbero contrazioni rispettivamente del 22 e 40%. Dimezzata infine la produzione nel centro Italia. I prezzi sono invece previsti al rialzo con punte medie di 4,40 euro al chilo e uno “spread” tra i prodotti spagnoli e quelli tricolori di 1,47 euro al chilogrammo contro lo 0,43 centesimi della raccolta 2013.

Questi i numeri dell’Istituto di Via Nomentana che invero stridono con le testimonianze sul campo, foriere di dati ancor peggiori. Dai molti frantoi infatti, così come dagli stessi coltivatori arrivano notizie di contrazioni aziendali e di distretto pari al 50, 60, 70 e talvolta 80% della produzione rispetto ai numeri della precedente raccolta, con numeri da far tremare le vene ai polsi per i produttori biologici, davvero ai minimi del secolo. 

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