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L’estate e le tasse gelano i consumi di birra
Pubblicato il 07/11/2014
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La scorsa estate, stagione di riferimento per il consumo di birra, ha fatto registrare un crollo delle vendite del 26%. Una vera e propria “gelata” legata principalmente alle poco estive condizioni meteorologiche, ma anche, secondo uno studio di Ref Ricerche per Assobirra, al peso delle tasse, in particolare delle accise, cresciute per un intervento ad hoc voluto dal governo Letta, i cui effetti si stanno avvertendo dalla fine delle primavera del 2014 e si acuiranno, grazie ad un ulteriore intervento, dal 1° gennaio 2015. Il mercato della birra in Italia è fondamentalmente fermo da 10 anni e il futuro non è certo roseo. La filiera vale 3,2 miliardi, 136mila posti di lavoro e più di 200mila imprese. Secondo lo studio di Assobirra, se le accise, a gennaio, anziché aumentare si attestassero al livello di tassazione tedesco (4 volte più basso rispetto all’Italia) o spagnolo (3 volte inferiore), il settore darebbe alla luce 20 posti di lavoro al giorno, per un totale di 7.000 addetti in più a fine anno. “Intervenire sull’aumento del 1° gennaio 2015 (scongiurandolo, ndr) significherebbe - afferma Alberto Frausin, Presidente di Assobirra - tutelare un prodotto che rischia di pagare un grave svantaggio competitivo rispetto agli altri produttori europei: basti pensare che con questo ulteriore innalzamento delle tasse su un ettolitro di birra a Roma si pagheranno 38 euro mentre e a Berlino 9″.

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