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La “rete del lavoro agricolo di qualità” per contrastare sommerso e illegalità
Pubblicato il 07/11/2014
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Il Governo, per contrastare il fenomeno del lavoro sommerso e irregolare, grazie all'articolo 6 del DL (decreto legge) n. 91 del 2014, il decreto “Competitività” che comprende gran parte del piano “Campolibero”, ha istituito presso l'INPS un nuovo strumento chiamato “rete del lavoro agricolo di qualità” con l'obiettivo di promuovere la regolarità delle imprese agricole. Queste ultime per accedere alla rete devono soddisfare i seguenti requisiti: non avere riportato condanne penali o procedimenti in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro, nonché di imposte sui redditi e sul valore aggiunto; non essere stati destinatari (negli ultimi 3 anni) di sanzioni amministrative relative a violazioni in materia di lavoro o fiscale e infine essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.

I controlli e le ispezioni del Ministero del lavoro si concentreranno così principalmente su quelle imprese agricole non aderenti alla rete stessa, stabilendo il principio di orientare gli accertamenti nei confronti di quelle imprese che, prive dei requisiti, non hanno richiesto l'iscrizione alla rete. L'obiettivo della rete, costituita dal Governo e in fase di attuazione da parte dell'INPS e del Ministero del lavoro, è garantire una sorta di certificazione di qualità di non utilizzo di lavoro nero, favorendo in prospettiva, una corsia privilegiata per tali imprese.

“L’iniziativa - ha commentato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina - rappresenta un primo ed importante passo per unire le imprese e le Istituzioni al fine di sconfiggere la piaga del lavoro sommerso. In questi giorni è peraltro in corso un approfondimento in Senato, nell'ambito del disegno di legge collegato alla manovra finanziaria in materia agricola, sulla possibilità di un ulteriore rafforzamento della rete, definendone l'articolazione territoriale e attribuendole un ruolo propositivo in materia di politiche attive sul lavoro, anche grazie al monitoraggio e all'incrocio dei dati attualmente disponibili a diverso titolo e da diversi soggetti”.

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