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Passiti dalla Calabria
Pubblicato il 25/04/2014
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Dici Calabria e il pensiero corre ai mari che ne lambiscono le coste, al retaggio storico che risale alla Magna Grecia e alla tradizione culinaria che consegna ai buongustai una lunga lista di specialità gastronomiche… ma questa regione è anche patria di ottimi vini e, in alcuni casi, di autentiche gemme come il Moscato di Saracena e il Greco di Bianco, due passiti a dir poco mitologici, considerando le antichissime origini e la scarsa reperibilità. Sul Moscato di Saracena, comune sito all’interno del Parco del Pollino, in provincia di Cosenza, le prime testimonianze risalgono al XVI secolo; questo vino faceva parte dell'Enoteca Pontificia e non mancava mai sulla tavola di Papa Pio IV (1499-1565); citato inoltre in diversi trattati enologici dell’Ottocento, la produzione nel corso dello scorso secolo non è mai andata oltre una dimensione puramente famigliare per cui il Moscato di Saracena rischiava di scomparire; risale al 1999 il tentativo delle Cantine Viola di perpetuarne la produzione, mantenendo intatta la tecnica di realizzazione che prevede la vinificazione separata del Moscatello di Saracena, varietà autoctona particolarmente profumata e aromatica, e delle uve Guarnaccia e Malvasia.

Ma è al Greco di Bianco che va la palma di vino italiano più antico, fama che condivide con un altro passito, il Moscato di Siracusa. Il vitigno Greco venne importato dai coloni provenienti da una regione centrale della Grecia, la Locride, che sbarcarono nel VII secolo a.C. sulla costa jonica della Calabria, presso Capo Zefirio, l’attuale Capo Bruzzano, proprio nel territorio di Bianco. La leggenda racconta che durante la battaglia di Sagra (560 a. C.) 10.000 locresi furono in grado di sconfiggere 130.000 crotonesi grazie alla forza e al coraggio infusi da questo vino. La zona di produzione comprende l'intero territorio del comune di Bianco e in parte quello di Casignana, in provincia di Reggio Calabria. Il grappolo del vitigno Greco Bianco è lungo e spargolo, gli acini sono piccoli e tondeggianti, con poca polpa e buccia molto sottile; le uve, vendemmiate a metà settembre con un'accurata selezione, sono poste su graticci di canne al sole, su basi di legno o in essiccatoi ad aria forzata dove perdono gran parte del peso (fino al 50%) con conseguente concentrazione degli zuccheri e delle sostanze estrattive.

Le cantine che si dedicano alla produzione di questo vino dolce non sono molte, tra queste l’azienda vinicola Ceratti, di stanza a Casignana, ne propone due varianti in base al tipo di invecchiamento, in acciaio o in barrique. Nella prima versione, non influenzata dal legno, il profilo organolettico rimanda in modo più esplicito al territorio di origine, rurale e assolato; il colore è dorato con riflessi ambrati e nel bouquet, intenso ed etereo, si può individuare una miscellanea di profumi che vanno dalle zagare al bergamotto candito, dai fichi farciti al miele di acacia, dall’uvetta sultanina alle erbe aromatiche e al mallo di noce; il palato è caldo e vellutato, dolce ma senza stancare, con un nerbo minerale conferito dai terreni calcareo-argillosi di provenienza. Lunga e godibile la persistenza.

 

 


Ceratti
Contrada Palazzi SS. Jonica 106
89032 Casignana (RC)
Tel. 0964 913073
www.agriturismoceratti.com
info@vinogrecodelbiancomantonico.com

 

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