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C come chewing-gum
Pubblicato il 11/04/2014
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In Italia ne consumiamo 45 milioni di pezzi al giorno, per un ammontare annuo di 23mila tonnellate. Eppure il Chewing-gum non è propriamente un cibo, ma, come indica il suo nome, una gomma destinata ad essere masticata. L’uso di masticare sostanze vegetali  a scopo curativo (i fenoli contenuti nelle resine sono infatti ottimi antinfiammatori naturali) è radicato su tutto il pianeta da migliaia di anni: in un sito neolitico di Kiriekki, in Finlandia, i ricercatori hanno di recente rinvenuto un pezzo di resina risalente al terzo millennio prima di Cristo, ricavato da corteccia di betulla, con segni di denti ben visibili. I greci del V secolo a.C. usavano masticare resine di lentisco, i malesi noci di betel, etiopi e yemeniti il qat del Corno d’Africa, i maya il “chicle”, lattice gommoso estratto da una pianta chiamata sapodilla, nome scientifico Manilkara Zapota, originaria del Messico e dell’America centrale. Nel 1845 il generale messicano Santa Ana, deposto da un colpo di stato ed esule a New York, propone all’imprenditore Thomas Adams una partita di chicle che però si rivela inadatta a vulcanizzazione per uso industriale come le altre gomme. Adams ha allora l’idea di aggiungere sciroppo zuccherino e aromatizzante (sassofrasso o liquirizia) al chicle, lanciato sul mercato nel 1866 col nome di Adams - New York Chewing-gum. Nel 1885 William J.White, imprenditore di Cleveland, perfeziona l’idea sostituendo allo zucchero lo sciroppo di glucosio, che si amalgama più facilmente, puntando su una aromatizzazione poi divenuta la preferita come rinvigorente e purificante dell’alito, quella con menta piperita. Nel 1893 è la volta di William Wrigley, che, in seguito a formidabile battage pubblicitario, riscuote enorme successo con due prodotti innovativi, chiamati Spearmint e Juicy fruit. In Europa il Chewing gum arriva con la Prima Guerra Mondiale dapprima in Francia, oggi secondo paese per consumi dopo gli Usa, e poi, con la Liberazione nel nostro paese. Col rarefarsi odierno della specie vegetale sapodilla, l’industria dolciaria mette a punto un chicle “sintetico” a base di polimeri sintetici, in particolare gomma butadiene-stirene e acetato di polivinile, pur utilizzando ancora un 15-20% di lattice di sapodilla o di jelutong proveniente dalle foreste del sud-est asiatico. Dopo una serie di lavorazioni, alla gomma di base vengono aggiunti aromi, edulcoranti e additivi quali antiossidanti e coloranti, per poi sagomare il prodotto in diversi formati che vengono avviati al confezionamento e alla commercializzazione finale. I Chewing-gum moderni hanno proprietà elastiche molto migliori, grazie all’impiego di additivi come lo xantano, e si propongono come alleati dell’igiene orale, in quanto non contengono zucchero, ma edulcoranti di sintesi come aspartame o acesulfame. Nel nostro paese il dolcificio Perfetti di Lainate, fondato nel 1946, è il primo a produrre Chewing-gum italiano col brand “ Brooklyn”, che negli anni del boom quasi leader assoluto, toccando una quota di mercato del 90%. Il fortunato slogan la “gomma del ponte” e il formato a lastrina, anziché a pallina, vengono ideati da Daniele Oppi, artista e pubblicitario milanese responsabile, tra l’altro, delle campagne Lambretta e Grappa Bocchino. Oggi il gruppo ha mutato nome in Perfetti Van Melle, in seguito all’acquisizione nel 2001 della maggioranza azionaria dell'olandese Van Melle (Mentos). Oltre a 32 consociate sparse in tutto il mondo, a Lainate è operativa la consociata Gum Base SpA, che produce la gomma base necessaria alla produzione di chewing-gum e bubble gum per tutto il gruppo, a cui fanno capo i marchi Vivident, Happydent, Vigorsol, Daygum e Big Babol.

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