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Storia della Barbera
Pubblicato il 28/03/2014
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La frase di un grande interprete della musica italiana, Bruno Lauzi, “i piemontesi sono pazzi, sono brasiliani con la nebbia dentro”, pronunciata dopo aver trascorso una divertente serata nel ristorante della famiglia di Giacomo Bologna a Rocchetta Tanaro nell’astigiano, racchiude in sé la storia e la vita di un grande uomo del vino italiano. Il dinamismo di Giacomo, che ha spremuto ogni istante della sua esistenza, come se non celebrare la vita fosse un insulto a un grande dono ricevuto, era semplicemente dato dal legame sentimentale al suo territorio, alla sua vigna e alla sua Barbera. Era figlio di quel Giuseppe Bologna, conosciuto in paese con il soprannome di “Braida” perché oltre ad aver avuto la passione del gioco del pallone elastico, era somigliante al celebre Braida, gran giocatore di questa disciplina sportiva tipica piemontese. Nei primi anni sessanta, dopo aver lasciato il lavoro di rappresentante di bevande per bar, eredita dal padre una piccola vigna ed il soprannome. In quegli anni assistette al triste svuotamento delle terre agricole circostanti, osservando quel passaggio ininterrotto dei suoi amici e di quei contadini che, attirati dal lavoro delle grandi industrie, destinavano la forza delle loro braccia ad un nuovo lavoro. Giacomo però non rimase mai da solo, anzi, al suo fianco c’è sempre stata la moglie Anna Martinengo che ha sempre appoggiato le singolari decisioni del marito. Una delle più importanti, sicuramente, fu quella di rivoluzionare il processo di vinificazione della Barbera, creando il Bricco dell’Uccellone, elevandola in barrique, piccoli fusti di rovere francese che all’epoca quasi nessuno in zona adoperava. Una vera sfida, se si pensa che fino a trent’anni fa in quasi tutto il Piemonte si ignorava del tutto la possibilità di far svolgere la malolattica alla Barbera, spesso a causa delle temperature autunnali basse e dall’elevata acidità del vitigno, ma anche perché tante cantine erano poco attrezzate e vendevano il vino già a gennaio. Giacomo invece, volle dimostrare che quel vino, da Cenerentola dei vitigni piemontesi, potesse avere una veste più rigorosa, articolata e riuscire a sopravvivere bene anche dopo 10 anni dalla sua vendemmia. La prima etichetta, La Monella, nasce nel 1961, dopo che l’unico acquirente della piccola cantina dei Bologna rifiuta di comprare il vino sfuso al prezzo imposto da Giacomo. Senza pensarci su, decide di imbottigliarlo, progettando da solo l’etichetta e inserendolo inizialmente nel ristorante di famiglia. Inizia a partecipare alle manifestazioni importanti in giro per l’Italia, come la Fiera di Milano e il Bibe di Genova, creando in pochi anni un giro di veri appassionati per la sua Barbera. Supportato dall’amico Gino Veronelli, che lo incoraggia a continuare, inizia a viaggiare fuori dall’Italia: Australia, Sud Africa, California e Georgia, per cercare di acquisire le varie tecniche di vinificazione in tutte quelle zone. Fu poi l’annata 1982, con la creazione del Bricco dell’Uccellone, che di fatto consacra il vero successo della cantina Braida e della Barbera a livello mondiale. Le sue bottiglie saranno molto ricercate e richieste in tutto il continente allo stesso livello delle bottiglie di Barbaresco e di Barolo. All’apice del successo e dopo una breve malattia, Giacomo ci lascia per sempre il giorno di Natale del 1990. Sarà poi la moglie Anna, anche lei recentemente scomparsa, insieme ai figli Raffaella e Giuseppe, ora entrambi enologi, che con coraggio e sentimento hanno difeso e consolidato il marchio Braida. Alle due Barbera d’Asti, La Monella e Bricco dell’Uccellone, ora si affiancano etichette importanti della stessa varietà come Il Bricco della Bigotta e il Montebruna. La gamma si completa con altre etichette realizzate da varietà locali, Moscato d’Asti, Brachetto d'Acqui e Grignolino d’Asti, felice poi il connubio della Barbera con il Pinot Nero per realizzare il fresco Monferrato Rosso Bacialè. Chiudiamo con questa frase di Gino Veronelli “ho amato Giacomo aldilà di ogni possibile espressione”, parole che ci fanno comprendere quanto sia stato lo sconforto per lui la perdita di un amico vero, per tutti noi invece quella di un grande produttore di vino italiano.

Il Barbera d’Asti Bricco dell’Uccellone 2011 è un vero fuoriclasse, un aristocratico. Alla vista si presenta di colore rosso rubino, luminoso e di ottima concentrazione. Al naso seduce per la sottile e graduale complessità olfattiva, che riporta ad un bel bouquet di fiori rossi, di viola e rosa muschiata, accompagnate da note di macis, marasca, radice di liquirizia, rabarbaro ed un finale ravvivato da un tocco vegetale e balsamico. Al palato armonizza potenza e vitale freschezza, vellutata morbidezza e un’elegante trama tannica. Lungo nella persistenza. Da conservare. Si abbina bene ad un filetto di lepre con polenta gratinata al ginepro e salvia o ad un cappone bollito con cappellini di tartufo nero e un millefoglie di patate. La vita di Giacomo Bologna è raccontata in un film-documentario della regista Giulia Graglia intitolato “Il Re del Mosto” prodotto da Effetto Notte.

Braida Giacomo Bologna
Strada Provinciale 27, 9 - Loc. Ciappellette 
14030 Rocchetta Tanaro (AT)
Tel. 0141 644113 
www.braida.it
info@braida.it

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