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Pubblicato il 21/03/2014
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19 marzo - Borsino dei vigneti italiani, Alto Adige in pole position. Secondo una rilevazione di WineNews, che sarà al centro del dibattito di Vinitaly in programma a Verona dal 6 al 9 aprile, il valore dei vigneti nei territori top del Bel Paese, nonostante la crisi, tiene e anzi costituisce un elemento di valorizzazione fondamentale per chi vuole investire nelle cantine nazionali. Al vertice di questa speciale classifica troviamo le vigne altoatesine, stabilmente intorno ai 550.000 euro di valutazione per ettaro, seguite dai vigneti dell’Amarone, con quotazioni oscillanti fra i 480.000 e i 500.000 euro, i fondi di Conegliano e Valdobbiadene (380.000 e i 350.000) euro ad ettaro, analogamente alle quotazioni dei vigneti trentini. Seguono Barolo a 350.000 euro, Montalcino, tra i 350 e i 330.000 euro, Bolgheri tra i 320 e i 300.000 euro. La Franciacorta, sempre per ettaro è quotata a 230.000 euro, Barbaresco tra i 200 e i 230.000, Nobile di Montepulciano tra 150.000 e 200.00 euro, Chianti Classico tra 120 e i 150.00 euro quindi Etna (60- 120.000), Montefalco (circa 100.000 euro) e Taurasi tra 50 e 60.000 euro a ettaro.

19 marzo - Rilevazioni Nielsen sul mercato degli Amari in Italia. La categoria, che include Amari, Chine e Fernet, chiude il 2013 in positivo sia nei volumi (9.378.000 kg in crescita del +1,0% rispetto al 2012), sia nel valore (125.733.000 euro in crescita del +1,3% rispetto al 2012), grazie anche all’ottimo Natale registrato nel canale Super. La principale evidenza è l’esistenza di due trend diametralmente opposti all’interno della categoria. Da un lato, abbiamo un downgrading evidenziato da un crescita del canale Discount (+8,8% a volume), presidiato dalle Private Label e da altri piccoli attori commerciali che fondano la loro strategia principalmente su un unico driver: il prezzo. Infatti, il prezzo medio del canale è circa la metà rispetto alla media Italia. Dall’altro lato, vediamo la crescita della parte alta della distribuzione (Iper +3,2% a volume e Super +2,4% a volume) che veicola circa il 70% dello stock, dove regnano i grandi marchi, capaci di comunicare in modo efficace un concetto di qualità e tendenza a cui i consumatori sono disposti a dare il giusto credito.

17 marzo - Export vino italiano nel 2013: ultimi dati. Secondo le analisi Ismea lo scorso anno è stato un altro millesimo record per le cantine italiane, che hanno messo a segno un +7% degli introiti provenienti dalle vendite oltre frontiera, realizzando un fatturato di oltre 5 miliardi di euro. Non altrettanto positiva la dinamica delle esportazioni in termini di volumi che hanno subito una battuta d’arresto del 4%. Le quantità spedite oltre i confini nazionali si sono attestati comunque sopra i 20 milioni di ettolitri, confermando ancora una volta il ruolo di traino della domanda estera, che assorbe quasi il 50% della produzione vinicola nazionale. L’incremento del fatturato è legato all’aumento dei prezzi alla produzione registrato all’inizio della campagna produttiva 2012-2013. Rincari che sono andati progressivamente esaurendosi nel corso del 2013 sino a riportare nell’ultimo quarto dell’anno il prezzo del vino su livelli decisamente inferiori all’anno precedente. Quasi tutte le tipologie hanno subito una flessione dei quantitativi esportati accanto una progressione dei corrispettivi monetari, dicotomia particolarmente evidente nel caso dei vini sfusi (+11% in valore vs -12% in quantità).


 

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