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L’altra sponda dell’Adriatico
Pubblicato il 28/02/2014
Fotografia

I vigneti fortificati della Dalmazia centrale appaiono dapprima isolati e solitari, nei pressi di Primošten, a nord delle meravigliose città di Trogir e Spalato, per poi snodarsi fino a divenire un paesaggio continuo lungo la Riviera di Makarska. Sono uno spettacolo di estrema e rara bellezza, un contrasto vivido di colori, forme e materia. Si ergono lungo le colline aspre e petrose che fiancheggiano una costa lussureggiante e frastagliata. Paesaggi modellati nei secoli dai contadini, in perfetta forma geometrica, mediante innalzamento di muri a secco, a base rettangolare o quadrata, alti meno di un metro, dove trovano riparo le viti, ancora oggi coltivate ad alberello, alla greca. Si tratta di una viticoltura eroica, che consente di difendere le piante dai venti freddi che tirano dal continente europeo e mantenere fresche le temperature durante le estati assolate e siccitose. Per questa ragione l’UNESCO ha riconosciuto il valore simbolico e culturale di queste regioni vitivinicole, “vinorgorje”, monumento della fatica umana, frutto di una secolare pazienza, per rendere produttiva una terra difficile e poco accogliente.

Sono questi i luoghi della storia di molti vitigni di estremo interesse che oggi la Croazia ha la possibilità di valorizzare a livello internazionale. L’ingresso assai recente in Europa - nel luglio 2013 - recide definitivamente il legame con un passato segnato da dominazioni straniere, regimi totalitari e, più recentemente, da una guerra civile ed etnica estremamente sanguinosa. E riannoda nuovamente gli scambi, non solo culturali, con l’altra sponda dell’Adriatico. La memoria evoca i Greci, i Fenici, l’impero romano, che lasciò qui la suggestiva testimonianza del Palazzo di Diocleziano, parte integrante del centro storico di Spalato, o la Serenissima che, Signora del mare, disseminò le principali città con le più alte espressioni dell'arte pittorica e architettonica. Oggi, dunque, la ripresa delle attività produttive offre nuove opportunità ai produttori vinicoli, intenzionati ad affacciarsi sui mercati internazionali, fieri di un passato di lunga tradizione e di un patrimonio di biotipi autoctoni.

Innanzitutto il vitigno a bacca rossa Crljenak Kastelansky (Rosso di Kastela o Tribidrag), il vero progenitore del Primitivo e del Zinfandel come accertato dai più recenti studi delle Università della California (Davis) e di Zagabria. Ed in effetti, già nel XIV secolo era documentato l'appellativo Tribidrag riferito ad un vitigno autoctono a Kastel Novi. Ed anche sul piano semantico si trovano conferme. La parola croata Tribidrag deriva dal greco antico proikaritòs e significa “precoce maturazione”. Similmente, la prima menzione del Primitivo in Puglia è attribuita al prete di Gioia del Colle Francesco Filippo Indellicati, che chiamò questa varietà Primitivo, dal latino Primativus. Non mancano poi indicazioni come Zagarese, in ricordo delle sue origini croate. In tempi recenti, si chiarisce anche la distinzione tra il Rosso di Kastela e il Plavac Mali che probabilmente è un incrocio tra il Tribidrag e un altro vitigno autoctono, il Drobricic. Le espressioni più significative e convincenti del Plavac Mali sono senza dubbio quelle della penisola di Peljesac, dove le vigne si arrampicano su eroici terrazzamenti su per la montagna, a strapiombo sul mare: le viti assorbono il riverbero dei raggi del sole, non solo in via diretta, ma dalle pietre dei suoli e dai riflessi del mare.

Vinarija Miloš, nel Comune di Ston, ha qui le vigne, su parcelle disegnate dai riquadri di muretti a secco, quasi fossero nidi di piante, a strapiombo sul mare, completamente esposti ai venti. Qui si trova  la cantina, scavata nella roccia, dove riposano le antiche botti. Segnalato dalla critica enologica inglese fin dagli anni Settanta, Frano Miloš continua a seguire processi naturalistici, non per moda ma per tradizione. Vanta tra i prodotti di punta il Plavac Mali, Stagnum, anche in versione passito. Per quest’ultimo il procedimento di appassimento è spinto all’estremo, prima sulla pianta e poi in locali appositamente areati. Durante la bella visita in cantina, Miloš mi racconta che le uve sono così dure e disidratate che possono essere pigiate solo con i piedi, non potendo il processo meccanizzato raggiungere il medesimo risultato, e poi il succo è raccolto goccia a goccia. In degustazione ci colpisce Stagnum, Dessert Wine, 2005. Colore mattone scuro, denso, al naso esprime sentori di frutta scura surmatura, uva sultanina, dattero, prugna, terra bruciata, note salmastre. Dinamico, maestoso e persistente in bocca, insieme dolce e sapido, con ottima struttura e perfetta fusione di tutti i suoi elementi. Lascio Miloš pensando a quale preziosa essenza può splendere all'interno di un oggetto di vita quotidiana semplice e bello, come è un bicchiere. E mi sovvengono alla mente le opere del fotografo croato, Zvonimir Buljevi?da, esposte nella galleria Stalni Postav Umjetnina di Spalato. L’artista nel 1968 riproduceva il Peristilio al centro del Palazzo di Diocleziano, con ai piedi un sorprendente tappeto rosso, fascino ed inquietudine di vita quotidiana (Crveni Peristil, Red Peristyle).

Vinaria Miloš
Ponikve, 15
20230 Ston 
Croazia.
Tel. 00385 20753098
www.milos.hr
frano-milos@du.t-com.hr
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