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L’altra Francia, Cahors e Madiran
Pubblicato il 10/01/2014
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Inizio con questo una serie di interventi nei quali vorrei soffermarmi sulle zone della Francia vitivinicola meno note al grande pubblico, ma che riservano spesso notevoli sorprese in termini di qualità e smentiscono il luogo comune in base al quale i vini d’Oltralpe sono necessariamente molto costosi. Le prime due Aoc cui mi dedicherò sono entrambe ubicate nella regione vinicola del Sud Ouest; regione per certi aspetti estremamente sfortunata, sia per la contiguità con Bordeaux (dalla cui fama è ovviamente eclissata), sia per l’estrema vastità che la rende tutt’altro che omogenea, in termini di vitigni utilizzati ma anche di caratteristiche dei vini. È, tuttavia, un’area nella quale vi sono molti tesori nascosti, tra cui, indubbiamente, possono annoverarsi appunto Cahors e Madiran.

Cahors è una bella cittadina ubicata sul fiume Lot, grossomodo a metà strada tra Bordeaux e Montpellier. Qui la vite si coltiva sin dal tempo dei Romani, che attorno alla città di Divona Cadurcorum impiantarono vigne per produrre vino che poi veniva caricato su barconi per essere trasportato via fiume a Burdigala (Bordeaux). Successivamente, il vino divenne tanto famoso ed apprezzato da essere decantato da Papa Giovanni XXII e dallo Zar Pietro in Grande, che lo impose come vino da messa alla Chiesa Ortodossa.

Come in altre regioni dell’Europa, il flagello della fillossera cambiò radicalmente la geografia vinicola. Il Cahors cadde nell’oblio, eclissato dal Bordeaux, suo tradizionale concorrente. In tempi recenti, fortunatamente, le cose sono cambiate, ed il Cahors, pur non essendo più arrivato alla fama di un tempo, è considerato a ragione uno dei migliori vini di questa parte della Francia.

Il vitigno a partire dal quale viene prodotto è il Malbec, qui noto come C?t. Si tratta di un’uva un tempo molto coltivata a Bordeaux, ma ormai da tempo in declino in quell’area, e che viceversa ha conosciuto una nuova fortuna in Argentina. Da vini piuttosto tannici, scuri, intensi, con aromi tra il fruttato e l’erbaceo. A Cahors, dove il Malbec deve costituire almeno il 70% del blend (possono essere aggiunte altre uve, tra cui Tannat e Merlot) risultano vini leggermente rustici ma molto godibili, di buona longevità. La loro caratteristica generale è l’intensissima colorazione, tanto che meritano l’appellativo di “black wine”, vino nero. Tra i produttori più noti ricordo Clos Triguedina e Clos Siguier, i cui vini si sposano benissimo con l’agnello arrostito e, per gli stomaci forti, con la tradizionale cassoulet (zuppa di fagioli e salsicce).

Per certi aspetti simile, ma per altri radicalmente diversa è la storia del Madiran. Meno nota nell’antichità rispetto a quella di Cahors, ma comunque piantata a vite già dai Galli, la zona circostante la cittadina guascona di Madiran deve oggi la sua fama essenzialmente ad un uomo, Alain Brumont, che ha portato il suo vino alle soglie dei vertici dell’enologia francese.

Brumont, come in fondo i pionieri del Sagrantino di Montefalco secco, ha saputo infatti imparare a gestire un vitigno difficile, il Tannat, che come testimonia la radice del nome si contraddistingue per un tannino esuberante (che, se mal gestito, può diventare feroce). L’aggiunta di vitigni complementari quali Cabernet Sauvignon e Franc e Fer Servadou, assieme all’uso sapiente del legno, hanno permesso di creare un vino, lo Château Montus Cuvée Prestige, che in assaggi alla cieca ha in più di una occasione clamorosamente scavalcato alcuni dei migliori cru di Bordeaux. In effetti, le somiglianze possono essere notevoli, anche se personalmente trovo nel Madiran delle componenti leggermente (ma gradevolmente) animali e rustiche che lo rendono ben distinguibile da un vino del Medoc o del Libournais. È, comunque, un vino sorprendente, di grandissima longevità (in una buona annata, regge tranquillamente i trent’anni) e dal prezzo non eccessivo. È un vino di discreta versatilità negli abbinamenti, visto che si presta all’accostamento sia con ricette della cucina contadina (come la tricandilles, trippa alla bordolese) che con portate più raffinate, come il tournedos alla Rossini, il cui profumo di tartufo entrerà particolarmente in sintonia con gli aromi del vino, specie se questo ha almeno un paio di lustri alle spalle. Parliamo di prezzi? Mettete in conto 15-20 euro per un buon Cahors, un po’ più per il Madiran di Brumont (che però produce, sotto il nome Chateau Bouscassé, un vino più abbordabile ma comunque ottimo). Per quel che berrete, comunque, un vero affare.

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