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Pays Nantais, l’altra Loira
Pubblicato il 13/09/2013
Fotografia

“La Valle della Loira ha un paesaggio caratterizzato da romantici castelli”. “I vini francesi sono buoni, ma cari”. “Con le ostriche bisogna rigorosamente bere Champagne”.

Ecco tre tipici stereotipi; che come tutti gli stereotipi sono in parte veri, ma a volte vengono clamorosamente smentiti. Da quando mi sono seriamente appassionato al vino, ho sempre desiderato visitare la Valle della Loira, suggestionato dai racconti di vigne che circondano favolosi e romantici castelli. In parte ho trovato certamente questo, quando, avendo la scorsa estate finalmente realizzato il mio sogno, ho attraversato la regione dell’Anjou-Saumur e della Touraine. Ma ho anche constatato la non verità delle mie anticipazioni nella primissima parte del viaggio, quella attraverso il Pays Nantais.

Come il nome suggerisce, si tratta della regione che circonda la città di Nantes e si protende verso l’Oceano Atlantico, sconfinando nella Bretagna e nella Vandea. Qui, al posto dei castelli rinascimentali, ci sono severe fortezze sul mare, ed al posto dei classici paesaggi collinari la sconfinata distesa dei marais delle saline, che fa inevitabilmente pensare alla Camargue.

In questo paesaggio onirico ed affascinante, la vite viene ampiamente coltivata e si producono vini sia bianchi che rossi. Tuttavia, il vitigno a bacca bianca più diffuso e più noto non è né lo Chenin Blanc dell’Anjou e della Touraine, né il Sauvignon Blanc del Centre. La corona spetta, in questa terra strappata al mare, all’umile Melon de Bourgogne, varietà nata dall’incrocio tra Gouais Blanc e Pinot Nero, “esiliata” dalla nativa Borgogna a favore di sua maestà lo Chardonnay, e che qui, come tanti sovrani medievali, ha trovato un nuovo, piccolo regno. La sua coltivazione in questa regione è molto risalente, e dovuta alla resistenza al freddo: quando le terribili gelate del 1709 distrussero gran parte dei vigneti della Loira Occidentale, si rese necessario reimpiantarli con varietà che potessero evitare il ripetersi di danni di tale portata, ed il Melon trovò così il suo nuovo habitat.

Si tratta di un vitigno dagli aromi semplici, oserei dire neutri, ma che in questo terroir acquisisce una impressionante mineralità salina, unita, quando vinificato sulle fecce nobili (sur lie) a fragranti note di pane fresco. Da vita ad un vino unico, il Muscadet, che nella zona più vocata, quella a sudest di Nantes, prende il nome di Muscadet de Sevre et Maine. Il Muscadet va, in generale, bevuto giovane, anche se alcuni dei prodotti di punta possono invecchiare per 5-8 anni. È sapido, ai limiti del salato, con tenui e gradevoli note di frutti a polpa bianca, fragranza tipica di pane fresco quando sur lie, ed un finale che pulisce la bocca con note fresco-citrine. Nella zona, viene tipicamente abbinato ai frutti di mare, specialmente alle meravigliose ostriche di Noirmoutier, un’isola a pochi chilometri dalla foce della Loira.

L’ultima bella sorpresa, dopo che si è gustato un bel Muscadet con una dozzina di fins de claire, è il prezzo: in Francia con 4 euro su compra una bella bottiglia, con 8-10 euro un prodotto di punta. Il mercato è quasi integralmente confinato al Paese d’oltralpe, ma gli Inglesi ed i sempre attenti e maniacalmente appassionati Giapponesi stanno accaparrandosi non poche casse… Dunque, prima che loro le finiscano: cercate anche voi di trovare qualche bella bottiglia di questo vino. Ne rimarrete soddisfatti, ed anche il vostro portafoglio vi ringrazierà.

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