Bibenda
Bibenda, per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino.
Visualizza tutte le notizie
La “ViaVinaria” di Montercarlo
Pubblicato il 17/05/2013
Fotografia

Montecarlo è un piccolo comune collinare in provincia di Lucca, fondato nel 1333 dall'imperatore Carlo IV di Boemia, che vanta origini enologiche antichissime: una pergamena dell’Archivio Arcivescovile di Lucca, datata 846 d.C., parla in modo esplicito di vino prodotto e venduto nella zona. Da allora la storia di Montecarlo si intreccia indissolubilmente con quella del suo vino, un destino che si riscontra anche nell’antico nome di questo borgo, Vivinaia, via del vino. Intorno al 1870 un viticoltore montecarlese, Giulio Magnani, per migliorare i propri vini, partì alla volta della Francia per studiarne i vitigni e le tecniche di vinificazione. Dalla zona di Bordeaux portò a Montecarlo le barbatelle di Sauvignon, Semillon, Merlot e dei Cabernet mentre dalla Valle del Rodano introdusse il Roussane e il Syrah.

Ogni anno, nel mese di maggio, per celebrare la secolare tradizione enologica di Montecarlo si svolge la manifestazione “ViaVinaria”; quest’anno avrà luogo sabato 25 (dalle ore 16 alle 22) e domenica 26 (dalle ore 12 alle 20) e, come da consuetudine, offrirà un programma molto ghiotto: si potranno visitare le cantine del territorio e degustare i vini della Doc Montecarlo, usufruendo del servizio gratuito di navette “WineBus”, predisposte dall’Amministrazione Comunale per “bere in sicurezza”. In questa occasione le aziende si propongono anche come vetrina dei prodotti gastronomici della Lucchesia che comprendono, tra i tanti, i pani dei maestri fornai di Altopascio, l’olio extravergine Dop di Lucca e le produzioni artigianali di alta norcineria di Gombitelli. Un’altra simpatica iniziativa è “Colleziona le cantine”: a ogni fattoria e azienda visitata verranno assegnati al visitatore dei punti che a fine giornata potranno essere riscattati in cambio di premi, gadget e sconti nei ristoranti che aderiscono al progetto.

Sarà inoltre possibile visitare gratuitamente la Rocca del Cerruglio, la fortezza trecentesca che domina l'abitato medievale di Montecarlo, la Pieve Romanica di San Pietro in Campo, la Chiesa Collegiata di S. Andrea Apostolo e il Museo del Vino a Palazzo Lavagna. Infine, per gli amanti della musica lirica, l’Associazione LuccaOperaFestival, in collaborazione con il Comune, metterà in scena nel Teatro dei Rassicurati l’opera mozartiana “Le Nozze di Figaro”, sabato 25 e domenica 26 maggio alle ore 20.30.

Ma naturalmente il protagonista indiscusso di ViaVinaria sarà il vino di Montecarlo, nelle versioni Bianco, Rosso, Vin Santo e Vin San Occhio di Pernice. Il Montecarlo Bianco, la cui Doc è stata riconosciuta nel 1969, è ottenuto da uve Trebbiano, Pinot Bianco, Vermentino, Sauvignon Blanc, Semillon e Roussane, vinificate in acciaio a basse temperature per conservare intatti i profumi caratteristici di questi vitigni. Dal colore paglierino brillante, presenta un bouquet delicato che richiama i fiori bianchi e la frutta matura con vaghi accenti minerali; di sapore asciutto e armonico, si abbina bene con le pietanze di pesce, le carni bianche, le torte rustiche e le zuppe come la Garmugia, un’antica ricetta della cucina lucchese, realizzata con fave fresche, cipolle, piselli, asparagi, carciofi, brodo di manzo e pancetta, e servita con crostini di pane abbrustolito.

I vitigni che concorrono al Montecarlo Rosso, Doc dal 1985, sono Sangiovese, Canaiolo, Malvasia Nera, Ciliegiolo, Syrah e Cabernet Sauvignon. Vinificato in acciaio, prima della commercializzazione viene affinato in bottiglia per circa tre mesi. Se sottoposto a un periodo di invecchiamento non inferiore a due anni, di cui almeno sei mesi in bottiglia, sull’etichetta può essere riportata la specifica “Riserva”. Nel calice si presenta di colore rubino con un profumo intenso e persistente mentre nel palato scorre morbido ed equilibrato. L’abbinamento ideale è con le carni rosse, i formaggi a pasta dura e gli insaccati, in particolare col Biroldo della Garfagnana, un salume prodotto da sempre dalle famiglie contadine con le parti meno nobili del maiale come la testa, il cuore, i polmoni e la lingua. Dopo essere state bollite per un paio d’ore, le carni sono tagliate a punta di coltello e insaporite con sale, pepe, noce moscata, chiodi di garofano, anice, semi di finocchio e cannella; sono quindi amalgamate con sangue di maiale, e insaccate nello stomaco del suino, il cosiddetto “buzzetto”. Il Biroldo è infine bollito per quattro ore per poi essere consumato entro otto, dieci giorni ma, secondo la tradizione più antica, può essere anche stagionato sotto strutto anche per cinque o sei mesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA