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Provenza, non solo rosé
Pubblicato il 19/04/2013
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Provenza: terra di contraddizioni. A prima vista sembrerebbe un’affermazione paradossale, eppure a ben vedere non è così. In Provenza, in fondo, convivono il glamour di St. Tropez e i bassifondi di Marsiglia, la passerella di Cannes e i silenziosi acquitrini della Camargue. Per molti appassionati di vino questa contraddizione sembra ripetersi nel bicchiere. Nella stessa Francia la Provenza si identifica con l’onnipresente rosé, proposto inevitabilmente in ogni ristorante alla moda. Certamente dissetante in una serata estiva, ma in genere neutro e dal pessimo rapporto qualità-prezzo.

Eppure, molti intenditori sanno dove cercare quando vanno in questa terra dal dolce clima mediterraneo. Conoscono una piccola appelation, i cui vini sono tutt’altro che banali e spesso raggiungono insospettate vette. Si recano dunque in un borgo sulla costa tra Tolone e Marsiglia, il cui nome è Bandol. La denominazione Bandol si estende sul territorio di otto comuni che circondano il borgo eponimo. Si producono qui vini bianchi e rosé, ma le vere stelle sono i rossi, nei quali predomina, accanto a vitigni complementari (Carignan, Syrah, Grenache, Cinsault) il Mourvedre, che qui vede una delle sue massime espressioni in terra francese.

Il Mourvedre è un vitigno affascinante. Portato nel medioevo nella Francia del Sud dalla vicina Spagna (ove è noto come Monastrell), fu per molti anni trascurato per la sua difficile attitudine colturale e la sua maturazione tardiva, unita ad una acidità piuttosto bassa. Tuttavia, gli sforzi condotti a Bandol ed a Chateauneuf du Pape (ove con piccole aggiunte di Grenache da vita ad uno dei più straordinari rossi di Francia e del Mondo, l’Hommage à Jacques Perrin di Chateau de Beaucastel) hanno evidenziato la possibilità di usarlo per produrre bellissimi vini, che da giovani hanno forti sentori animali, uniti a prorompenti aromi di frutta rossa matura. Dopo alcuni anni, un grande Bandol rosso sviluppa aromi di sottobosco, terriccio, tartufo e selvaggina, ma le sensazioni di frutti a bacca nera rimangono a lungo, ed anche in esemplari molto maturi non cessano mai di affascinare.

Gli abbinamenti del Bandol rosso? Naturalmente con la cucina del territorio: se giovane, accompagna degnamente una daube provençale (spezzatino di carne marinata nel vino bianco con erbe aromatiche) o, per i più forti di stomaco, il pieds pacquet (piedino e trippa di montone in salsa di pomodoro). Quando è nel pieno della maturità, a 7-10 anni dalla vendemmia, sarà degno compagno di un brasato di toro brado della Camargue. E i rosé pallidi e anonimi lasciamoli ai patiti dei locali alla moda della Costa Azzurra.

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