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Naturali, non prendiamoci in giro
Pubblicato il 22/03/2013
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Pubblichiamo questo articolo a firma di Angelo Peretti del 14 marzo 2013 tratto da www.internetgourmet.it/2013/03/naturali-non-prendiamoci-in-giro.html

Sono stato di recente a una delle tante degustazioni di vini “naturali” che si susseguono - ormai è una moda - un po’ ovunque. Non dico a quale, non dico dove: non è importante. Dico invece che ne sono uscito con la fastidiosa sensazione di essermi sentito preso in giro. Certo, ho assaggiato vini eccellenti, che comprerò e riberrò. Ma tanti, troppi, erano davvero improponibili. Volatili tanto alte da offrire una percezione veramente acetica, ossidazioni incontrollate, puzze di vomitino di neonato e di piscio di cavallo, e scusate la crudezza della descrizione.

Il risultato finale della fermentazione “naturale” e non gestita del mosto d’uva - si sa - è l’aceto, e questa volta ne ho avuta, in alcuni casi, la conferma: per piacere, quelle cose in bottiglia non chiamatele, allora, vino, ma datele il loro vero nome, che è aceto, appunto.

Credo sia proprio giunta l’ora che, dopo la prima fase pionieristica, gli organizzatori di eventi dedicati al vino “naturale” e gli stessi produttori comincino a separare - evangelicamente - il grano dal loglio, il buono dal cattivo, il ben fatto dal mal fatto. Non basta che un produttore rispetti i canoni “naturali” perché il suo vino sia vino e sia bevibile.

Qualcuno, a queste mie lagnanze, m’ha già appropriatamente obiettato che anche nelle rassegne dei vini “convenzionali” ci sono vini più buoni e vini meno buoni. Vero. Però il “non buono” in questi casi significa piatto, impersonale, inespressivo, ma quasi mai gravemente, palesemente difettoso.

Cari “naturali”, e mi rivolgo a quelli - parecchi - di valore: non date vantaggi ai “convenzionali” mischiando alle vostre splendide bottiglie cose inverosimili di altri che il vino non lo sanno proprio fare. Non c’è scritto da nessuna parte che per essere rispettosi della natura occorre coltivare la vigna e fare vino: ci si può dedicare ai broccoli, ai cereali, alla frutta. Se si ha a cuore l’ambiente - ed averlo a cuore e a mente è un valore supremo e una testimonianza di altissimo significato civile - non è un obbligo fare vino, quando non lo si sa fare.

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